di Andrea Di Biase
Da mesi ormai, almeno da quando Mediobanca è emersa con forza come il regista del tentativo di salvataggio di Fondiaria- Sai da parte di Unipol, più di un osservatore ha sottolineato che dietro il sostegno di Piazzetta Cuccia al piano della compagnia bolognese ci sarebbe in primo luogo la necessità per la banca d’affari di evitare una svalutazione del prestito subordinato da 1,05 miliardi nei confronti della stessa FonSai. Una prospettiva che diventerebbe tangibile, nel caso l’operazione Unipol dovesse naufragare e Fondiaria-Sai venisse commissariata dall’Isvap, ma che avrebbe potuto concretizzarsi, almeno in parte, se la famiglia Ligresti avesse deciso di accogliere la proposta originaria (scaduta il 30 aprile) presentata da Sator e Palladio, che prevedeva una conversione parziale (anche se mai quantificata) del prestito subordinato in capitale. Il fatto che Mediobanca si sia mossa e si stia muovendo a tutela del proprio credito è dunque assodato e sarebbe addirittura illogico aspettarsi il contrario. Ma quale potrebbe essere l’impatto sui conti di Piazzetta Cuccia di una svalutazione, anche totale, del credito vantato verso FonSai? Gli osservatori più critici nei confronti della banca d’affari guidata da Alberto Nagel hanno spesso sostenuto che di fronte a una circostanza del genere Mediobanca avrebbe subito una perdita tale da costringere il management a chiamare un ingente aumento di capitale. Circostanza che avrebbe di fatto creato le condizioni per un ricambio alla guida dell’istituto. Finora però nessuno si era ancora cimentato in una simulazione, numeri alla mano, di quello che potrebbe essere l’impatto della svalutazione sui conti dell’istituto. Ecco perché il report pubblicato ieri da Intermonte sul titolo Mediobanca, che si sofferma ampiamente sulla partita FonSai, può aiutare a comprendere quello che potrebbe accadere. Secondo l’analista Christian Carrese (che ritiene comunque molto basso il rischio di una svalutazione del subordinato), anche nella peggiore delle ipotesi, ovvero quello di una rettifica sul 100% del credito da 1,05 miliardi, Piazzetta Cuccia non si verrebbe a trovare nelle condizioni di procedere forzosamente a una ricapitalizzazione. Secondo i calcoli dell’esperto di Intermonte, l’impatto sul Core Tier 1 ratio di Mediobanca (oggi pari all’11%) di una tale svalutazione, per quanto rilevante (circa 132 punti base), non farebbe scendere il patrimonio di base sotto i livelli di guardia. Il Core Tier 1 scenderebbe infatti al 9,7%, rimanendo ampiamente sopra la soglia del 9%. L’impatto sarebbe dunque più leggero in caso di rettifica parziale. Assumendo, in via del tutto teorica, che il vecchio piano Sator- Palladio avesse comportato un write-off di circa il 40% del subordinato, l’impatto sul Core Tier 1 di Mediobanca sarebbe stato di 53 punti base. Intermonte si aspetta inoltre una gestione «più proattiva» del portafoglio azionario, con particolare riguardo alla quota in Generali «che non sembra più essere intoccabile ». Nel caso di aumento di capitale del Leone di Trieste, «Mediobanca potrebbe cogliere l’occasione di diluire la sua quota». Gli analisti prevedono comunque una riduzione della partecipazione dall’attuale 13,2% al 10% circa, «allo scopo di liberare risorse in vista di Basilea III e portare alla luce il valore nascosto nel business bancario ». (riproduzione riservata)