di Andrea Di Biase
Nella tarda serata di ieri agli uffici di Premafin, aperti nonostante la festività del 25 aprile, non era arrivata alcuna comunicazione ufficiale da parte delle banche creditrici, esposte per circa 368 milioni. Tuttavia, il rischio che il piano di salvataggio proposto da Unipol possa saltare a fronte delle divergenze sui concambi per la fusione con Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni e la stessa holding, avrebbe persuaso Unicredit e Mediobanca a prendere in seria considerazione l’ipotesi di una messa in mora di Premafin, con contestuale escussione del pegno sul 30% circa di FonSai. Si tratta, certo, di una soluzione estrema, che non sarebbe ancora stata discussa con tutte le banche del pool (Intesa Sanpaolo, Banco Popolare, Bpm, Cariparma e Interbanca), ma che sarebbe stata comunque sottoposta all’attenzione dei legali degli istituti creditori per farsi trovare pronti se lo stallo nella trattativa sui concambi non dovesse sbloccarsi, facendo saltare tutto il piano di salvataggio di Premafin e FonSai, compresa la ristrutturazione del debito della holding. Sul piano legale i presupposti per procedere all’escussione del pegno ci sarebbero. Dopo la maxi-svalutazione da parte di Premafin della partecipazione in Fondiaria-Sai, il cui valore di carico è stato portato da 7,9 a 3,95 euro, sarebbe infatti saltato uno dei covenant del finanziamento in pool, cioè il mantenimento sotto la soglia di 1,1 del rapporto tra debito finanziario netto e patrimonio netto, calcolato sui dati civilistici della holding. Se il rapporto non fosse ripristinato entro breve (secondo alcune fonti il tempo sarebbe già scaduto) scatterebbe l’evento di default che imporrebbe a Premafin l’immediato rientro. Questa soluzione consentirebbe alle banche di mettersi al riparo da eventuali azioni revocatorie nel caso in cui, saltato il piano Unipol, Premafin dovesse finire in stato di insolvenza e la Procura di Milano, come già fatto per Sinergia e Im.Co (le altre due holding della famiglia Ligresti) dovesse avanzare istanza di fallimento. Il pressing delle banche sui Ligresti per chiudere in tempi brevi il negoziato con Unipol sui concambi si è quindi fatto più intenso. A questo punto i cda di FonSai e Premafin, che si riuniranno rispettivamente oggi e domani, potrebbero essere forzati, se non a prendere una decisione definitiva, almeno a gettare i presupposti per arrivare a un accordo almeno entro il fine settimana. Fino a ieri sera non sembrava però che ci fossero i presupposti per una decisione in tempi rapidi. Il cda di FonSai, in agenda per oggi pomeriggio, dopo un confronto in mattinata tra i vertici della compagnia, quelli di Premafin e di Milano Assicurazioni, avrebbe all’ordine del giorno solo l’attribuzione dei poteri e delle deleghe agli amministratori e la nomina dei comitati, compreso quello formato da indipendenti e il cui parere sull’operazione Unipol è vincolante. Finora questo comitato, assistito dall’advisor Citi, è stato composto da Roberto Cappelli, Salvatore Militello, Enzo Mei e Valentina Marocco (tutti riconfermati nel nuovo cda). Nel corso dell’assemblea di martedì 24 il rappresentante di Palladio Finanzaria ha tuttavia auspicato che nel nuovo comitato faccia parte anche Salvatore Bragantini, eletto nella lista di minoranza presentata dal fondo Sator. Il suo ingresso nel comitato offrirebbe ai due investitori che si oppongono al piano Unipol nuove frecce al proprio arco.
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