Un’altra tegola si è abbattuta sulla galassia Ligresti (ieri tornata a scendere in Borsa dopo il rally della vigilia, cui avevano partecipato tutti i titoli del gruppo esclusa Premafin, e anche Unipol). Dopo che la procura di Milano ha chiesto il fallimento di Imco e Sinergia, le holding holding non quotate a monte della catena societaria di casa Ligresti gravate da 400 milioni di debiti, ieri mattina l’Isvap ha depositato una nuova segnalazione al pm di Milano Luigi Orsi titolare dell’inchiesta sul gruppo. A consegnare l’esposto è stato il legale Alessandro Cassiani, il quale ha precisato che nella nuova segnalazione si ipotizza un ostacolo alle attività degli organi di vigilanza, dato che le informazioni che Fonsai ha presentato all’istituto «non sarebbero corrispondenti alla realtà». In precedenza l’Isvap aveva presentato un’altra segnalazione relativa ai rapporti tra Fonsai e soggetti correlati e alcuni incarichi di consulenza e sponsorizzazioni. Cassiani ha spiegato che la nuova segnalazione è un’integrazione di quella precedente e ha sottolineato che si sospetta «ci siano fatti di rilievo penale relativi a un possibile ostacolo all’attività di vigilanza» dell’Isvap.
Invece sul dossier Sinergia e Imco ieri c’è stato un incontro di carattere «interlocutorio» tra i rappresentanti delle holding – cui fanno capo asset immobiliari e il 20% di Premafin – e le banche creditrici sul piano di salvataggio. L’udienza tra le parte davanti al Tribunale fallimentare di Milano è stata fissata per il prossimo 2 maggio. Nonostante la sede delle due casseforti della famiglia sia a Roma, il pm milanese Orsi ritiene infatti che sia sua la competenza territoriale sul tema, e per questo ha presentato l’istanza di fallimento nel Tribunale del capoluogo lombardo dove si svolge in maniera esclusiva «l’attività di impresa» e si trova il vero centro propulsivo e direzionale dell’impresa», mentre nella Capitale ci sarebbe solo la contabilità. Nell’istanza Orsi ricostruisce la situazione finanziaria delle due società e specifica la genesi dell’inchiesta da cui è maturata la richiesta. In particolare, il pm specifica che l’istanza rientra nel fascicolo in cui è iscritto Salvatore Ligresti per ostacolo all’autorità di vigilanza.
La Consob aveva segnalato che enti giuridici compravano titoli Premafin in asta di chiusura determinando artificiosamente il rialzo del prezzo (che influisce sul prezzo di recesso, offerto dalla media di Borsa degli ultimi sei mesi). Accertando poi che a comprare erano due trust offshore che hanno il 20% di premafin e che sono gestiti da Giancarlo De Filippo, persona vicino al gruppo Ligresti. Il patron del gruppo era stato sentito da Consob, ma non aveva dato informazioni sufficienti (era il periodo dell’operazione, poi sfumata, con la francese Groupama). Con particolare riferimento a Sinergia, il pm ricorda che il debito della holding nei confronti delle banche ammonta a 335 milioni di euro, di cui 170 milioni verso Unicredit, 45 milioni verso il Banco Popolare, 30 milioni verso Bpm e circa 30 verso GE Capital. Nei confronti dei creditori non finanziari, invece, i debiti di Sinergia sono di 60 milioni di euro, di cui 12,5 milioni verso lo Ieo di Umberto Veronesi. Il pacchetto Premafin in mano alla holding serve a garantire 100 milioni di debito bancario, mentre una quota di debito di 120 milioni è garantito da un’ipoteca sullarea Cerba a Milano. Nell’istanza viene inoltre riferito che secondo la società di revisione Ernst&Young c’è il rischio di un contenzioso fiscale tra 2,6 e 4,9 milioni di euro.