di Anna Messia
Vigilantes e azionista importante di una sua vigilata, con una quota superiore al 4% del capitale. È quello che accadrebbe alla Banca d’Italia se il progetto di riordino delle authority, con la fusione dell’Isvap in Banca d’Italia, allo studio del governo in questi giorni, diventasse realtà. Il piano potrebbe concretizzarsi a breve in un disegno di legge e tra l’altro sarebbe utile a bypassare il problema dell’individuazione di un nuovo presidente per l’Isvap, con Giancarlo Giannini ormai prossimo a scadenza e non più rieleggibile (si veda MF-Milano Finanza del 14 aprile). Ma prima di procedere alla razionalizzazione delle autorità di controllo (che coinvolgerebbe inevitabilmente anche la Covip, la Commissione che controlla i fondi pensione) il primo ministro Mario Monti dovrà sciogliere almeno tre nodi. Il primo è appunto quello dalle partecipazioni incrociate. Con il passaggio del settore assicurato sotto la competenza del governatore Ignazio Visco, le Assicurazioni Generali, azioniste di Banca d’Italia con una quota di circa il 6%, parteciperebbero infatti al capitale dell’authority che la dovrebbe controllare. Novità che in realtà non sarebbe tanto sorprendente, visto che tra gli azionisti della Banca d’Italia ci sono le principali banche e compagnie di assicurazione italiane. Intesa Sanpaolo, per esempio, ha il 30%, e sia Fondiaria Sai, sia Allianz hanno l’1,3%. La particolarità starebbe però nel fatto che la Banca d’Italia, tramite il fondo pensione dei dipendenti, è a sua volta azionista del Leone di Trieste, di cui detiene per l’esattezza il 4,4%. Una partecipazione indiretta e di puro investimento, si direbbe, perché detenuta appunto tramite il fondo pensione, ma che diventerebbe pur sempre un’anomalia che andrebbe sciolta, o quanto meno meglio regolata. E poi ci sono almeno altri due questioni che vanno messe a punto prima di dare concreto avvio al processo di riordino delle autorità di vigilanza. Prima di tutto bisognerà sistemare il nodo dell’Rc Auto. Un comparto che difficilmente potrà ricadere sotto la vigilanza della Banca d’Italia viste le sue peculiarità rispetto al settore del risparmio, più vicino ovviamente al comparto delle polizze Vita. Per questo motivo, l’ipotesi più probabile è che la competenza sul ramo Rc Auto possa essere affidata a un’agenzia ministeriale. Ma il passaggio dovrà essere ben gestito, visto che il comparto delle coperture Rc Auto rappresenta una fetta molto importante del giro d’affari delle imprese assicurative italiane che da questo ramo ricavano circa il 30% del proprio fatturato. Si tratta cioè di un settore che può essere determinante anche ai fini della stabilità delle imprese assicurative, di cui dovrà occuparsi ovviamente la Banca d’Italia. Ma non c’è solo questo. Un’altra attività che impegna da sempre gli uffici dell’Isvap è il controllo delle reti di vendita, ovvero i circa 250 mila intermediari iscritti nei registri degli operatori assicurativi. Di questi, secondo gli ultimi dati di settore, circa 40 mila sono agenti, poi ci sono 5 mila mediatori, a cui si aggiungono 14 mila produttori e quasi 200 mila collaboratori oltre a 6.500 periti. Controllarli tutti richiede un gran dispendio di energie, come dimostrano le numerose multe che ogni mese vengono pubblicate nei bollettini diffusi dall’istituto di controllo guidato da Giannini, e l’attività sarebbe una novità assoluta per la Banca d’Italia che tra l’altro si è appena liberata di un impegno simile che riguardava però le reti di vendita del credito e dei finanziamenti. Si tratta dei mediatori creditizi e degli agenti in attività finanziaria che hanno appena avviato l’iter per costituire un proprio Organismo di gestione, alleggerendo l’impegno di Via Nazionale, che ora dovrebbe ripartire dagli agenti. (riproduzione riservata)