Un intervallo tra i 2,8 e i 3,95 euro. Dovrebbe essere questa la forchetta dove si posizionerà il prezzo di Fondiaria-Sai che servirà come base di partenza per il calcolo di quello dell’aumento di capitale di Premafin da 400 milioni. E, in un momento succesivo, come riferimento per il calcolo dei concambi di fusione. La compagnia bolognese, nell’ambito del piano di riassetto annunciato per Fonsai, aveva posto come condizione che la ricapitalizzazione le consentisse il raggiungimento di almeno il 67% di Premafin, la cassaforte quotata che custodisce il 36% di Fonsai. Ebbene, valutando la holding con il metodo del Nav (Net asset value), si ricava che al 67% ambito da Unipol corrisponderebbe una valorizzazione di Fonsai a 4,4 euro per azione. Più alta dei 3,95 euro a cui il cda di Premafin di venerdì scorso ha rettificato il valore di carico delle azioni Fonsai. Eppure, nemmeno il prezzo di 3,95 euro, che porterebbe Unipol al 74% circa di Premafin, andrebbe a genio al gruppo di Bologna. Il motivo è che più si abbassa l’asticella, più i Ligresti si diluiscono nella holding (oggi sono al 70 per cento). Non solo: più la famiglia siciliana manterrà la presa su Premafin, più denaro porterà a casa con l’esercizio del diritto di recesso legato alla fusione della società con Fonsai. Quest’ultimo, per il fatto che la compagnia verrebbe sovraccaricata del debito della controllante (368 milioni), è uno dei passaggi più controversi dell’operazione studiata da Unipol, che prevede anche l’integrazione in un unico gruppo di Milano Assicurazioni. Il valore minimo della forchetta, ossia 2,8-2,9 euro, è invece il prezzo di Fonsai che andrebbe ad azzerare il Nav di Premafin. In questo caso, la compagnia guidata dall’amministratore delegato, Carlo Cimbri, avrebbe modo di entrare nel capitale con il 100 per cento. È facile comprendere come il tema della valorizzazione della compagnia guidata dall’ad Emanuele Erbetta e, in generale, del calcolo dei concambi stia rendendo tesi i rapporti tra Unipol e Premafin. «C’è in corso – osserva un analista finanziario che preferisce restare anonimo – un braccio di ferro con i Ligresti che vogliono spuntare il massimo e Unipol che non vuole dare troppo. A rimetterci potrebbe essere il mercato e, in particolare, gli azionisti di minoranza di Milano Assicurazioni». Il ragionamento alla base è che potrebbero essere calcolati dei concambi particolarmente sfavorevoli ai soci di Milano Assicurazioni, scaricando così su questa società – al momento più in salute di Fonsai – almeno parte delle tensioni tra Premafin e Unipol. Se così fosse, però, con la Procura che ha già acceso un faro sulla gestione passata del gruppo Fonsai, bisognerà vedere se il cda della Milano avrà voglia di prendersi la responsabilità di dare l’ok a un concambio sfavorevole (i board di tutte le società coinvolte dovranno dare il benestare).