Avanti tutta sul piano Unipol per il salvataggio di Fondiaria-Sai. Questo il senso dell’incontro che si è tenuto ieri tra Mediobanca e Unicredit – la prima grande creditrice della galassia Ligresti tramite un subordinato da oltre 1 miliardi e la seconda finanziatrice nonché azionista di Fonsai al 7% – convocato proprio per fare il punto sul dossier, anche alla luce del faro acceso nei giorni scorsi dalla Procura, nell’intento di procedere con la fusione a quattro prevista dal piano Unipol (tra la stessa compagnia bolognese e le tre società della galassia Ligresti, Premafin, Fonsai e Milano Assicurazioni). Fonti finanziarie precisano che si è trattato di un appuntamento «ordinario, di routine». In particolare, Alberto Nagel e Renato Pagliaro, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Mediobanca, accompagnati da Clemente Rebecchini, il responsabile delle partecipazioni di Piazzetta Cuccia in prima linea sul dossier Premafin, hanno visitato in Piazza Cordusio per circa un’ora e mezza l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, e il capo del corporate Italia dell’istituto, Vittorio Ogliengo, che sta seguendo di persona la vicenda. Sebbene l’idea sia quella di procedere con l’offerta di Unipol, alternativa rispetto a quella avanzata in un momento successivo dal tandem Palladio-Sator, si registra qualche tensione tra Bologna e la famiglia Ligresti. Al centro della questione, il calcolo dei concambi di fusione. Secondo quanto risulta a F&M, la perizia che la famiglia Ligresti ha commissionato al professore della Bocconi, Maurizio Dallocchio, dovrebbe essere pronta entro la fine di aprile, verso la seconda metà del mese. Una perizia che, in questo momento, si starebbe concentrando soprattutto sulla fusione a quattro (a un certo punto sembrava che si stesse cominciando a ragionare su un’operazione a tre, per evitare di caricare Fonsai del debito di Premafin). Dallocchio, insieme con Price Waterhouse, nei giorni scorsi aveva già stabilito un intervallo di valore che sarebbe servito al cda di Premafin per stabilire l’ammontare della svalutazione del 36% di Fonsai in portafoglio. Il valore è stato fissato dal board della holding della famiglia Ligresti a 3,95 euro, contro gli 1,04 euro della chiusura di ieri in Borsa delle azioni ordinarie della compagnia (che ha terminato con un progresso dell’1,35 per cento). Il valore è determinante, in primo luogo, per stabilire il grado di diluizione dei Ligresti in Premafin con l’aumento di capitale da 400 milioni (se fosse stato più basso, la diluizione della famiglia siciliana sarebbe stata maggiore). Si capisce dunque perché, in base a quanto riferiscono fonti vicine al dossier, Unipol tenda a giudicare eccessivi quei 3,95 euro e non voglia considerarli come base di partenza per il calcolo dei concambi di fusione. Intanto, si attende ancora che l’Isvap dia il via libera al piano di salvataggio di Unipol e Consob si pronunci sull’esenzione dall’obbligo di Opa. C’è chi non esclude che il faro della Procura abbia fatto allungare i tempi di un po’. Nel frattempo, in Borsa sono tornati gli acquisti sui titoli interessati dal riassetto: Premafin è balzata del 25,4% tra scambi pari all’1% del capitale, chiudendo a quota 0,32 euro. Bene anche la controllata per oltre il 60% da Fonsai, Milano Assicurazioni, che ha guadagnato il 3,08% a 0,24 euro, mentre Unipol ha chiuso in grande spolvero del 5,65% a quota 24,3 euro.