Di Andrea De Biase
L’operazione di integrazione tra Unipol e Fondiaria-Sai è ormai a un passo dal decollo. Nonostante l’inchiesta della Procura di Milano, che ha acceso un faro su eventuali danni patrimoniali arrecati a FonSai dalle operazione realizzate negli anni con le parti correlate (la famiglia Ligresti e le sue società immobiliari), l’esito del cda di Premafin di venerdì 30 marzo pone comunque un punto fermo sulla buona riuscita dell’operazione, scongiurando allo stesso tempo il dissesto della stessa holding presieduta da Giulia Ligresti. La società, che ha recepito l’impairment test sul 36% di Fondiaria-Sai realizzato dagli advisor Pricewaterhouse Coopers e Maurizio Dallocchio, stabilendo in 3,95 euro il valore recuperabile di ciascuna azione della compagnia assicurativa in portafoglio, ha proceduto dunque alla svalutazione della partecipazione, recependo così nel bilancio civilistico una svalutazione di 405,8 milioni (più altri 30,7 milioni legati alla controllata Finadin). Il bilancio individuale di Premafin al 31 dicembre 2011 chiude dunque con una perdita di 440,3 milioni, che fa scendere il patrimonio netto della società a 141,4 milioni. E nonostante la legge preveda la ricostituzione del capitale per perdite, l’impegno di Unipol a sottoscrivere l’aumento di capitale riservato da 400 milioni allontana lo spettro dell’insolvenza che qualcuno in Procura aveva fatto balenare nel corso della settimana. Il cda, che ha convocato l’assemblea straordinaria per deliberare la ricapitalizzazione per il 17 maggio (il 21 maggio in seconda chiamata), ha inoltre approvato il piano di ristrutturazione del debito da 368 milioni, su cui sei banche su sette hanno già espresso il proprio gradimento di massima. Solo Ge-Interbanca, il cui legale, l’avvocato Giuseppe Iannaccone, è stato ascoltato sempre venerdì dal sostituto procuratore, Luigi Orsi, ha comunque manifestato l’intenzione di sottoporre la proposta al proprio organo deliberativo. Ma anche un’eventuale defezione degli americani non dovrebbere rappresentare un ostacolo insormontabile. Unipol si è infatti resa disponibile a sottoscrivere fino a 75 milioni del prestito convertendo da 225 milioni che dovà coprire parte dei 368 milioni di debito in essere. Gli altri 143 milioni saranno riscadenziati al 2018. A questo punto, dunque, l’offerta concorrente avanzata a Premafin dal tandem Sator- Palladio difficilmente potrà avere qualche possibilità di essere presa in considerazione. A questo punto non è solo l’accordo vincolante, siglato da Unipol e Premafin il 29 gennaio, a impedire ai due investitori di contendere ai bolognesi il controllo FonSai, ma anche la determinazione mostrata negli ultimi giorni dalla famiglia Ligresti a muoversi nel solco del piano originario. Lo testimonierebbe anche la dichiarazione rilasciata da Giulia Ligresti al termine del cda di Premafin di venerdì: «La convocazione dell’assemblea straordinaria», ha fatto sapere la secondogenita di Salvatore, «è un importante tassello nel piano di risanamento di Premafin e ci consente di proseguire nel percorso intrapreso per la realizzazione del progetto di integrazione con Unipol». Parole che non lasciano margini a interpretazioni. A questo punto Sator e Palladio, che il 24 aprile, forti dell’8% di Fondiaria-Sai, dovrebbero riuscire a nominare un consigliere di minoranza nel nuovo cda della compagnia (il candidato è Salvatore Bragantini) e il presidente del collegio sindacale (il professionista Giuseppe Angiolini) potrebbero solo cercare di mettere i bastoni tra le ruote alla prospettata fusione a quattro tra Premafin, FonSai, Milano Assicurazioni e Unipol Assicurazioni, mettendo in discussione i concambi, che al momento non sono tuttavia ancora stati definiti. La vera incognita è comunque rappresentata dall’inchiesta della Procura di Milano. Venerdì 30 il pm Orsi ha ascoltato come persona informata sui fatti il vicedirettore generale dell’Isvap, Flavia Mazzarella, e nei giorni precedenti ha acquisito agli atti la relazione della Consob sui due trust offshore, riconducibili a Ligresti, da cui risulterebbe che questi, oltre ad essere titolari di un 20% di Premafin mai dichiarato fino a poche settimane fa, abbiano movimentato il titolo della holding al solo scopo di sostenerne le quotazioni. Il rischio che i contraccolpi dell’inchiesta, che potrebbe estendersi anche a Sinergia e ImCo (le due holding non quotate della famiglia), possa avere un impatto sull’integrazione Unipol-FonSai è reale. La compagnia guidata da Carlo Cimbri può tuttavia contare su un consulente legale di primo piano, da sempre ascoltato in Procura a Milano, che potrebbe rappresentare una garanzia in più: Guido Rossi. (riproduzione riservata)