Di Andrea De Biase
La vicenda del salvataggio di Fondiaria-Sai ha fatto tornare alla ribalta il tema del ruolo di Mediobanca all’interno del mercato assicurativo italiano. Non pochi commentatori hanno infatti messo in evidenza un presunto conflitto di interessi in capo all’istituto di Piazzetta Cuccia in virtù del triplice ruolo di principale creditore sia di FonSai (1 miliardo di prestito subordinato) sia di Unipol (circa 400 milioni), di capofila del consorzio di garanzia degli aumenti di capitale delle due compagnie e di principale azionista delle Generali con circa il 13%. Ma al di là delle considerazioni, in alcuni casi interessate, di coloro che hanno criticato Mediobanca per il ruolo centrale ricoperto nel piano di integrazione tra Unipol e FonSai, il tema potrebbe acquisire un’importanza rilevante anche sull’esito stesso dell’operazione, almeno per quanto riguarda gli aspetti Antitrust. È noto, infatti, che l’autorità garante per la concorrenza, negli anni in cui è stata guidata dall’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, si è approcciata alle principali operazioni di concentrazione nel settore creditizio e assicurativo basandosi sul teorema del controllo di fatto di Mediobanca sulle Generali. È stato così per le operazioni Generali-Toro (2006), Banca Intesa-Sanpaolo Imi (2006), Unicredit-Capitalia (2007) e, da ultimo (giugno 2011), anche per l’ingresso della banca di Piazza Cordusio nel capitale di FonSai. In questa occasione l’authority, ancora guidata da Catricalà, ha infatti condizionato l’ingresso di Unicredit nella compagnia alla cessione della partecipazione detenuta nelle Generali, al fatto che Jonella Ligresti abbandoni le riunioni del cda di Mediobanca quando si discute di strategie nel settore assicurativo e al divieto per i tre consiglieri espressi da Piazza Cordusio in FonSai di partecipare alle deliberazioni in merito alla partecipazione in Mediobanca. Quale atteggiamento avrà dunque l’Antitrust quando sarà chiamato a pronunciarsi sull’integrazione tra Unipol e FonSai? Il nuovo presidente Giovanni Pitruzzella (designato lo scorso 18 novembre dal presidente del Senato, Renato Schifani, e da quello della Camera, Gianfranco Fini) si rifarà anch’egli al teorema- Catricalà, analizzando in controluce le partecipazioni incrociate e i rapporti di credito, oppure si soffermerà solo a un’analisi delle quote di mercato del nuovo operatore? Anche se l’ad di Unipol, Carlo Cimbri, ha già fatto sapere che in prospettiva l’esposizione della nuova compagnia verso Mediobanca verrà ridotta, la domanda è lecita, visto che sia Piazzetta Cuccia sia Unicredit (che della banca d’affari è il primo azionista) sottoscriveranno parte del prestito convertendo in azioni della nuova compagnia e che la nuova Uni-FonSai si troverà a essere un importante azionista del sindacato della banca guidata da Alberto Nagel (che, per inciso, è anche vicepresidente delle Generali). Non conoscendo gli orientamenti del nuovo presidente dell’Authority, è lecito aspettarsi che Pitruzzella decida di muoversi nel solco della giurisprudenza in materia in tema di controllo di fatto, ai fini antitrust, di Piazzetta Cuccia su Generali. Tuttavia l’argomento, sul quale si sono pronunciati sia il Tar del Lazio sia il Consiglio di Stato, non è ancora stato oggetto di un interpretazione definitiva da parte degli organi della giustizia amministrativa. Se infatti per ben due volte (nel 2004 e nel 2007) il Tar ha ritenuto valide le argomentazioni dell’Antitrust, secondo cui Mediobanca, pur non avendone il controllo di diritto, eserciterebbe un’influenza dominante sulle Generali, il giudice di secondo grado non si è invece mai pronunciato nel merito della questione. Con la sentenza del 12 maggio 2009 il Consiglio di Stato ha infatti accolto solo in parte l’appello presentato da Piazzetta Cuccia contro il giudizio del febbraio 2004 del Tar del Lazio, che aveva ritenuta legittima la tesi del controllo di fatto. Tesi in base alla quale l’Antitrust (allora guidata da Giuseppe Tesauro) aveva imposto a Mediobanca di uscire dal capitale di FonSai, pena la sterilizzazione dei diritti di voto sulla quota in Generali. Nell’appello Mediobanca aveva infatti contestato in prima istanza la competenza dell’Antitrust nazionale a valutare l’operazione di concentrazione tra Sai e Fondiaria nell’ambito dei legami tra le due compagnie, Mediobanca e Generali, e solo in seconda battuta aveva contestato le motivazioni alla base del teorema del controllo di fatto. Ebbene, di fronte all’appello di Piazzetta Cuccia, il Consiglio di Stato si è limitato ad affermare la competenza della Commissione Ue nel valutare la concentrazione. Se infatti – è il ragionamento del giudice – l’Antitrust ha accertato l’influenza dominante di Mediobanca anche sulla compagnia triestina, «l’accertamento di tali rapporti di fatto imponeva di includere, ai fini del calcolo del fatturato, anche quello di Generali, il che, come è pacifico, determina la competenza della Commissione Ue». Se questo pronunciamento non risolve alla radice il problema, un punto fermo sul tema del controllo di fatto sarebbe potuto arrivare dal ricorso incidentale presentato nel gennaio 2008 dalle stesse Generali nell’ambito del giudizio promosso dall’Antitrust davanti al Consiglio di Stato contro quella parte della sentenza del Tar del Lazio del luglio 2007 che aveva ritenuto legittima la vendita di Nuova Tirrena a Groupama (l’authority aveva chiesto che Generali vendesse a un soggetto slegato da Mediobanca). Nel ricorso incidentale, infatti, il Leone aveva chiesto al giudice di emendare anche quella parte della sentenza del Tar che ribadiva l’esistenza del controllo di fatto di Piazzetta Cuccia sulla compagnia. Sul punto il Consiglio di Stato, che avrebbe dovuto deliberare nelle prime settimane del 2012, non si è però mai pronunciato. Prima di lasciare l’Antitrust, infatti, Catricalà avrebbe dato indicazioni all’Avvocatura Generale dello Stato di ritirare l’appello, impedendo così che il giudice si pronunciasse non solo sulla vendita di Nuova Tirrena (ormai da anni integrata in Groupama Italia) ma evitando anche una possibile bocciatura del teorema del controllo congiunto. Rischio evitato, visto che lo scorso 23 febbraio il Consiglio di Stato, alla luce della mossa dell’Antitrust, ha dichiarato estinto il giudizio. Il teorema dunque rimane valido, visto le Generali non sembrano avere intenzione, almeno per ora, di presentare un altro ricorso contro la sentenza del Tar del 2007. (riproduzione riservata)