di Andrea Di Biase
Ora che Unipol ha alzato il velo sulle linee guida del piano di integrazione con Fondiaria-Sai, lunedì 19 marzo, gli azionisti delle due compagnie, chiamati ad approvare gli aumenti di capitale (1,1 miliardi per entrambe le società), avranno di fronte a sé un quadro più chiaro per prendere in maniera consapevole una decisione. Mancheranno, è vero, le ipotesi di concambio per la programmata fusione a quattro tra Unipol Assicurazioni, FonSai, Milano Assicurazioni e Premafin, che avrebbero offerto un ulteriore elemento di riflessione per gli azionisti, ma la decisione del cda di Premafin di concedere più tempo al proprio advisor Maurizio Dallocchio ha fatto slittare di alcune settimane la definizione dei pesi specifici delle società che saranno coinvolte nel merger. Ciononostante l’impressione che si raccoglie alla vigila delle assemblee di Unipol e FonSai è che, nonostante le tensioni dei giorni scorsi, legate all’offerta concorrente presentata alla famiglia Ligresti da Sator e Palladio Finanziaria e al fitto scambio epistolare tra i vari protagonisti della vicenda, l’operazione pianificata dalla compagnia bolognese, e sostenuta da Mediobanca e Unicredit, possa comunque andare in porto. Man mano che i giorni passano, infatti, una buona parte dei tasselli del puzzle, che ancora pochi giorni fa stentava a comporsi, stanno andando al loro posto. Sul fronte della ristrutturazione del debito di Premafin (una delle condizioni poste da Unipol per procedere all’integrazione con FonSai), dopo gli approfondimenti delle settimane scorse le banche creditrici sarebbero ormai pronte a firmare la comfort letter necessaria alla holding presieduta da Giulia Ligresti ad approvare il bilancio 2011 e a convocare l’assemblea straordinaria per deliberare l’aumento da 400 milioni riservato a Unipol. Le email di adesione dei vari istituti del pool sarebbero arrivate alla banca agente Unicredit nella serata di venerdì 16, pertanto la comfort letter dovrebbe partire all’indirizzo di Premafin già lunedì 19 o al più tardi il giorno seguente. A quel punto, la holding cui fa capo il controllo di FonSai, cui l’Isvap si è rivolta venerdì 16 (come anticipato da milanofinanza.it) per sollecitare tempi rapidi nell’approvazione dell’aumento riservato a Unipol, non avrà più alibi per temporeggiare rispetto alla tabella di marcia. E davanti al richiamo dell’Authority è dunque difficile immaginare che nell’assemblea di FonSai di lunedì 19 il rappresentate di Premafin possa, a sorpresa, assumere una posizione non favorevole al piano Unipol. Anche se c’è grande attesa per sapere che strategia adotteranno in quell’occasione Sator e Palladio, forti di un 8% di FonSai e legati da un patto di consultazione, che potrebbero riuscire a portare della loro parte quegli investitori scontenti dal progetto della compagnia bolognese. Nonostante il giudizio a caldo degli analisti sul progetto di integrazione presentato dall’ad di Unipol, Carlo Cimbri, sia moderatamente positivo, non è escluso che Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo siano riusciti a portare dalla loro parte alcuni hedge fund, più interessati a speculare su un possibile stop all’operazione che a puntare sui target annunciati dalla compagnia bolognese (vedere tabelle in pagina). Se Premafin, come sembra, non si sfilerà (anche perché vincolata all’accordo in esclusiva con Unipol), grazie anche al 6,6% di FonSai custodito da Unicredit, difficilmente la ricapitalizzazione da 1,1 miliardi sarà bocciata, anche perché se ciò accadesse l’Isvap potrebbe commissariare la compagnia. Ipotesi remota, ma che dà il polso di come il clima tra i protagonisti della partita sia tutt’altro che disteso. Sembra infatti che alcuni giudizi su FonSai rilasciati da Cimbri nel corso della presentazione agli analisti, così come alcune sue riflessioni sui futuri concambi, non siano state gradite dal vertice della compagnia guidata da Jonella Ligresti. La prudenza dunque è d’obbligo. (riproduzione riservata)