«Indipendenza, flessibilità, crescita, innovazione di prodotto, ampliamento dell’offerta e grande attenzione alla redditività». Sono queste, sottolinea Pietro Giuliani, presidente e amministratore delegato di Azimut, «le priorità strategiche alle quali lavoriamo». Più in particolare, prosegue il capo azienda, «rafforzeremo sempre più il nostro modello fondato sull’indipendenza e sulla partnership con promotori finanziari, management e dipendenti, impegnati pure come azionisti della società». Questo anche perché «vogliamo continuare ad essere liberi da conflitti di interesse e da legami con gruppi bancari, industriali o assicurativi per poter assumere decisioni veloci e rispondere con flessibilità ai cambiamenti del mercato».
Una linea d’azione che si combina con il secondo punto della strategia in quanto noi, puntualizza Giuliani, «vogliamo continuare a crescere, sia internamente che esternamente, rimanendo indipendenti e focalizzati sull’asset management e sulla gestione dei patrimoni dei clienti». Questo anche perché noi, prosegue, «rappresentiamo un unicum in Italia e il nostro modello è sempre più un polo di attrazione per i migliori professionisti. Per questo continueremo a sviluppare fortemente la qualità nelle nostre reti di distribuzione (Azimut Consulenza, AZ Investimenti, Apogeo Consulting) e nella divisione wealth management, nata nel 2009 per servire i clienti più facoltosi».
Lo scenario in Italia però non è facile poiché «c’è contrazione del risparmio gestito anche perché c’è flessione del risparmio delle famiglie. Per crescere dovremo quindi lavorare sui privati di fascia alta ove però la concorrenza è agguerrita e quindi noi dobbiamo alzare sempre più la qualità delle risorse umane a tutti i livelli per poter offrire un servizio all’altezza delle esigenze dei clienti». (vedere approfondimenti sul sito)
Novità di rilievo anche sul fronte internazionale poiché noi oggi, ricorda Giuliani, «siamo un operatore globale presente in otto Paesi e vogliamo continuare a espanderci soprattutto nelle aree con più alti margini di crescita quali Asia, Australia, alcuni Paesi dell’Europa e Sud America». E proprio per questo «ricerchiamo partnership con team di gestione e distribuzione nei diversi continenti per sviluppare una presenza diretta in quelle zone e apportare competenze specifiche per migliorare la nostra capacità nella gestione». I nostri piani, completa sull’argomento il capo azienda, «prevedono di consolidare la presenza in Europa, rafforzare il ruolo in Asia e spingerci fino all’Australia, creare un polo in America del Sud al fine di coprire tutti i mercati». Una strategia che sino ad ora ci ha pure permesso di «contribuire alla crescita della raccolta netta in Italia, poiché il fondo in valuta cinese è stato il primo ed è diventato leader permettendoci di superare i 550 milioni di asset». E ora, «dopo la fase di investimenti in aziende ove risiedono le nostre società, vogliamo diventare nel medio termine anche gestori del risparmio locale». (vedere approfondimenti sul sito)
Iniziative ambiziose, che saranno accompagnate «da innovazione di prodotto e ampliamento dell’offerta. Noi resteremo fedeli ai prodotti di risparmio gestito, fondi, gestioni di portafoglio, polizze assicurative, ma con il mutare del contesto — sottolinea il ceo — la creazione di valore per i clienti si concretizza anche con la proposta di soluzioni decorrelate dai mercati finanziari come il citato fondo Renminbi Opportunities, il primo in Europa che punta sulla rivalutazione della valuta cinese». Abbiamo poi proposto «il fondo Cat bond, uno fra i pochissimi prodotti in Europa che, operando come un riassicuratore, investe in strumenti con esposizione a rischi assicurativi di natura catastrofale, mentre abbiamo riqualificato il fondo Solidity, ove per primi abbiamo presentato ai risparmiatori una soluzione che investe esclusivamente in Titoli di Stato italiani».
Obiettivi decisamente ambiziosi, «ma compatibili con le nostre forze e le nostre capacità poiché per raggiungerli possiamo contare su numerose leve a partire dalle joint venture all’estero, alle startup specializzate nell’asset management, al reclutamento di promotori e manager e numerose iniziative su formazione, investimenti tecnologici, ricambio generazionale e altri». Iniziative i cui effetti emergeranno appieno nei prossimi semestri, ma presenti nei conti in esame. Il 2011 è stato un anno molto difficile, ma Azimut ha registrato nei primi nove mesi un utile pari a 57,2 milioni e l’ultimo trimestre è stato favorevole, con proiezioni che indicano per l’intero esercizio un utile netto di circa 80 milioni. Nel contempo le masse a fine 2011 hanno raggiunto 16,5 miliardi, di cui 14,6 gestiti, con la raccolta netta totale a 1,13 miliardi. E i primi mesi del 2012 hanno confermato il trend, con una raccolta di oltre 200 milioni.
Ed è anche per tutto ciò che, salvo il sopraggiungere di eventi straordinari ad oggi non prevedibili sulla forza/durata della recessione e del merito di credito dei paesi sovrani, Italia inclusa, oltreché sui possibili destini dell’euro, il 2012 dovrebbe rappresentare l’avvio di una nuova ripresa. Il trend positivo della raccolta netta dovrebbe consolidarsi e le masse dovrebbero avvicinarsi ai 20 miliardi ipotizzando uno scenario di mercato moderatamente positivo, con sviluppo delle quotazioni nell’ordine del 5% su base annua. Ipotesi a seguito della quale è immaginabile anche una ripresa delle performance fee e quindi un riposizionamento della redditività espressa dal rapporto fra utile/masse gestite nell’ordine dello 0,65% rispetto allo 0,55% dell’orribile 2011, quando le performance fee hanno sofferto in misura significativa. È opportuno ricordare al riguardo che l’indicatore sopra espresso si è collocato nella storia di Azimut mediamente fra lo 0,65% e lo 0,80 per cento, con punte allo 0,85 per cento. E il valore ipotizzato per il 2012, pari a 0,65 per cento, dovrebbe permettere ad Azimut di chiudere il 2012 con un utile tendente a 110 milioni rispetto al massimo di 118,5 milioni del 2009.
E la crescita dovrebbe proseguire anche nel futuro poiché noi, come precisa Giuliani, «non abbiamo debiti e possiamo contare su una forte posizione finanziaria netta per sostenere nuove acquisizioni se si presenteranno condizioni favorevoli, mentre proseguirà pure il reclutamento di promotori finanziari che nel 2011 hanno registrato 129 nuovi ingressi con il totale delle reti del Gruppo salito a fine dicembre a 1.393 unità».
Il mercato, però, resta molto difficile e l’ingresso a pieno titolo nella recessione non aiuta, anche se il «nostro posizionamento dovrebbe porci al riparo e consentirci di proseguire il trend di crescita perché il nostro è un modello di una growth company che si fonda sulla capacità di fornire valore e performance, incrementare le masse acquisendo nuovi clienti e mantenere la redditività per gli azionisti».