di Andrea Di Biase
«Unicredit continua a sostenere la proposta Unipol per FonSai e ci aspettiamo che anche la famiglia Ligresti appoggi questa proposta, che ha un valore aggiunto industriale». All’indomani dell’uscita allo scoperto di Sator e Palladio, che nella serata di mercoledì hanno annunciato una loro offerta per ricapitalizzare Premafin e Fondiaria-Sai, alternativa al piano presentato dai bolognesi, l’amministratore delegato di Unicredit prende posizione a favore della compagnia guidata da Carlo Cimbri, sgombrando il campo dalle voci che volevano Piazza Cordusio in disaccordo con Mediobanca. Le parole di Ghizzoni, arrivate nel pomeriggio, dopo che in mattinata sia Salvatore Ligresti sia l’ex ad di FonSai, Fausto Marchionni, pur non esprimendo giudizi sulla proposta di Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo, l’avevano comunque definita «da valutare», hanno un’importanza rilevante. Non solo perché la banca di Piazza Cordusio è il principale creditore di Sinergia e ImCo (le holding immobiliari dei Ligresti) e il secondo azionista di FonSai con il 6,6%, ma anche perché Unicredit è il più importante finanziatore di Premafin, la holding cui è indirizzata la proposta di Sator e Palladio. La posizione di Ghizzoni è dunque rilevantissima, considerato che i due investitori che si contrappongono a Unipol hanno condizionato la validità della loro offerta all’«approvazione, da parte delle banche finanziatrici, dell’operazione e del piano di ristrutturazione del debito, a termini e condizioni ritenuti soddisfacenti» dalle stesse Sator e Palladio. Senza l’ok delle banche, dunque, l’offerta (che scade l’8 marzo) sarebbe già decaduta in partenza. Arpe e Meneguzzo tuttavia si sono riservati la possibilità di rinunciare a questa condizione, lasciando aperta la possibilità di andare avanti con la loro proposta anche senza l’accordo dei creditori di Premafin. Questo potrebbe tuttavia far crescere le necessità patrimoniali della holding, che nel piano di Sator e Palladio è destinata a rimanere «stand alone», sulla quale graverebbe ancora il peso di 340 milioni di debiti. I 400 milioni che i due investitori si sono detti disponibili a investire in Premafin (cui si aggiungono altri 50 milioni che dovranno essere coperti dagli attuali azionisti o in alternativa garantiti da Banca Profilo), se l’aumento di FonSai (necessario a riportare il solvency ratio sopra il 100%) dovesse rimanere vicino a 1,1 miliardi, potrebbero bastare solo a fornire a Premafin le risorse necessarie a coprire la propria parte nella ricapitalizzazione della controllata assicurativa. Sator e Palladio ritengono tuttavia che senza la fusione di Premafin in Fondiaria-Sai prospettata da Unipol sarebbe possibile «valutare una potenziale riduzione dell’aumento di capitale di Fon- Sai per effetto dei benefici sul margine di solvibilità». Di diversa opionione sembrano essere gli analisti di Exane-Bnp Paribas. Gli esperti della banca francese, pur sottolineando l’importanza che sia emersa un’offerta alternativa, che potrebbe spingere Unipol ad accelerare la definizione dei rapporti di concambio della fusione in modo da convincere gli azionisti della convenienza della sua proposta, non concordano con l’affermazione di Sator e Palladio secondo cui senza il merger di Premafin in FonSai le necessità patrimoniali di quest’ultima si potrebbero ridurre sotto quota 1 miliardo. «Non crediamo che ciò possa ridurre le necessità di capitale di Fondiaria-Sai, che continuerà ad avere bisogno di 1 miliardo per portare il Solvency ratio a un livello di sicurezza». L’ultima parola sull’offerta presentata da Arpe e Meneguzzo, che nelle settimane scorse hanno rastrellato complessivamente l’8% di FonSai e hanno poi sottoscritto un patto di consultazione, spetterà al cda di Premafin e agli azionisti della holding, a partire dalla famiglia Ligresti. Ieri sera il consiglio della società non era ancora stato convocato (c’è tempo fino all’8 marzo) ma la famiglia Ligresti sembra abbia già iniziato a esaminare la proposta di Sator e Palladio. Di questo si sarebbe parlato in una riunione tenutasi nel pomeriggio di ieri nella sede dell’advisor della società, Banca Leonardo. Dal 30 gennaio tuttavia Premafin, in virtù di una delibera del proprio cda, ha sottoscritto un accordo vincolante con Unipol. Nel caso, dunque, decidesse di rescindere l’accordo con i bolognesi per accettare invece l’offerta di Sator e Palladio, potrebbero crearsi i presupposti per un’azione legale da parte della compagnia delle coop. (riproduzione riservata)