È stata una partita di poker, ieri, sul dossier FonSai: si è bluffato e si sono sparigliate le carte più volte. La notizia del giorno sarebbe dovuta essere lo svelamento da parte di Consob della ragnatela sull’azionariato di Premafin dei Ligresti, cui fanno capo anche le quote dei trust esteri (e quindi, in tutto, circa il 70% del capitale). Ma è stata oscurata dall’avvistamento di Henri de Castries, presidente di Axa, nella sede di Mediobanca: secondo alcuni, uno sgambetto da parte del ceo di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, al tandem Palladio-Sator, con l’apertura del tavolo su FonSai al gruppo francese.
Ma in serata è arrivato il nuovo colpo di scena: Palladio e Sator hanno sgambettato a loro volta Mediobanca e annunciato un’offerta di ricapitalizzazione su Premafin, controllante di FonSai. L’offerta, vincolante, prevede la sottoscrizione di un aumento di capitale fino a 450 milioni – di cui 400 riservato a Palladio e Sator e gli altri 50 offerti in opzione agli attuali azionisti della holding – e la ristrutturazione del debito della società. Il deal è subordinato all’ok del cda di Premafin e alla conferma da Consob che non ci sia obbligo di Opa, oltre all’approvazione da parte delle banche finanziatrici. 
L’iniziativa stravolge il copione pensato da Mediobanca per FonSai. Ma Palladio e Sator la difendono, perché «prevede una maggiore dotazione di risorse finanziarie a disposizione di Premafin e per la ricapitalizzazione della controllata FonSai». E inoltre «garantisce la continuità e l’indipendenza di Premafin in qualità di azionista di maggioranza relativa di FonSai, con conseguente rinuncia alla prospettata operazione di fusione tra Premafin e FonSai di cui all’accordo con Unipol», fusione ritenuta «non congrua» rispetto allo stato di crisi dei due gruppi e «potenzialmente lesiva degli interessi degli azionisti di minoranza di FonSai».
Il tempismo di questa offerta è un tantino sospetto, vista la presenza di de Castries in Mediobanca, sulla quale ieri le dichiarazioni di rito hanno retto il gioco delle apparenze: si tratta di una «visita di cortesia». Ma non è sfuggito a nessuno che il pdg di Axa, anziché entrare con la macchina nel cortile di Mediobanca, abbia fatto parcheggiare l’autista pochi passi più in là, in piazzetta Bossi, e da lì sia arrivato a piedi a beneficio dei giornalisti appostati sotto la sede. Una mossa così palese per attirare l’attenzione sulla presenza del top manager francese, da poter essere interpretata come un messaggio a Palladio e Sator, colpevoli di intromissione nell’operazione di sistema su FonSai col probabile obiettivo di ottenere dei vantaggi dal salvataggio della compagnia assicurativa, forse qualche asset (magari la Milano Assicurazioni, altra assicurativa della famiglia Ligresti di dimensioni più piccole rispetto a FonSai, ma con ratio patrimoniali assai più solidi).
La visita del numero uno di Axa, da tempo interessata al dossier sul gruppo assicurativo di casa Ligresti, non può che voler dire che Mediobanca ha aperto il tavolo ai francesi. Ma ora Palladio e Sator hanno trovato un’altra strada: entrare in FonSai dalla società a monte, senza dover chiedere alcun permesso a piazzetta Cuccia. 
Nel frattempo, ieri Consob ha ricostruito che i trust esteri che detengono complessivamente circa il 20% di Premafin sono riconducibili a Salvatore Ligresti. Un fatto sicuramente rilevante, in piena contraddizione con il principio di trasparenza che si imporrebbe per l’azionariato di una quotata. Ma che nel susseguirsi di colpi di scena della giornata, resta quasi un particolare sullo sfondo.