Giovedì alla presentazione del bilancio 2011 attese perdite per 12 miliardi E mentre le dismissioni vanno a rilento il conto del crac sale a 20 miliardi
Dodici miliardi di euro. A tanto potrebbero ammontare le perdite di Dexia nel 2011. Una cifra che, se confermata giovedì nella giornata di presentazione dei risultati d’esercizio, conferirebe all’istituto bancario il triste primato di fallimento bancario più caro di tutti i tempi nella storia della Francia. Secondo quanto riferito dal quotidiano economico-finanziario Les Echos, il crac della banca franco-belga peserebbe complessivamente sui conti dello Stato per circa 20 miliardi contro i 18 del fallimento del Crédit Lyonnais. Somme astronomiche che sarebbero alla base delle maggiori pressioni di Parigi sul processo di cessione degli asset di Dexia con l’obiettivo di archiviare una partita assai dolorosa. Proprio in questi giorni va avanti la trattativa per la vendita di della filiale turca Denizbank. Una trattativa serrata è in corso con la Qatar National Bank con la quale si sta tentando di trovare un accordo sul prezzo. Secondo fonti vicine al dossier ci sarebbe una fase di stallo che sarebbe alla base della flessione del titolo Denizbank, che ha perso ieri l’1,15% a fronte della seduta positiva ieri anche per il listino di Istanbul. La banca franco-belga vorrebbe incassare 2,1 miliardi di dollari dalla dismissione, pari a 1,5 volte il valore di libro della filiale turca. Ma l’istituto del Qatar sarebbe disposto a mettere sul piatto una cifra pari a 1,2 volte il valore di libro. E per questo Dexia potrebbe anche decidere di cercare un nuovo potenziale compratore per Denizbank. La partita tura è insomma in pieno divenire.
Proprio mentre a Parigi s’infuoca la polemica sul salvataggio dell’istituto di credito guidato da Pierre Mariani. E come dar torto ai francesi se si pensa che la sola cessione del 68% della Dexia Municipal Agency (Dma) a un polo pubblico composto dallo Stato, dal suo braccio finanziario la Caisse des Dépôts e dalla Banque Postale è costato circa un miliardo di euro? Non solo: la vendita della filiale belga ha portato oneri per 4 miliardi e altrettanti sono stati contabilizzati dalla banca per l’esposizione alla Grecia. E appare sempre più complessa anche la dismissione di nuovi asset. Ritardi, per esempio, si registrano da parte della Royal Bank of Canada che dovrebbe comprare la quota non in suo possesso della joint venture Rbc Dexia. E anche per le attività di asset management non pare ci sia la fila davanti alla porta di Mariani. La crisi certo non aiuta, ma gli investitori sanno anche di avere il coltello dalla parte del manico dal momento che Dexia deve cedere gli asset rapidamente come previsto dagli accordi stretti tempo fa fra Francia, Belgio e Lussemburgo. Nei progetti dei vertici di gruppo la nuova struttura di Dexia dovrà essere definita entro la prossima assemblea prevista per il 9 maggio. Per quella data anche tutti gli asset a rischio di Dexia Crédit Local (che ha un portafoglio da 250 miliardi) confluiranno per via di una fusione in Dexia. E, contrariamente alle indiscrezioni, sarà fino all’ultimo proprio l’attuale numero uno Mariani a guidare la delicata operazione di smantellamento.