Mentre il cda di Unipol dà l’ok all’aumento di capitale fino a 1,1 miliardi, indispensabile per procedere con l’integrazione di Fondiaria-Sai, l’attenzione di mercato e osservatori è rivolta alle banche. Secondo quanto si apprende, il processo di conversione del debito degli istituti finanziatori di Premafin (esposti per 340 milioni verso la holding quotata: Unicredit per oltre 100, Mediobanca con una settantina e a seguire Ge Capital Interbanca, Intesa Sanpaolo, Banco Popolare e Bpm) crea già qualche problema. Da una parte, infatti, la compagnia bolognese di Via Stalingrado spinge perché la conversione sia sostanziosa, con un’annessa riduzione dell’indebitamento, mentre le banche spingono in senso contrario (preferendo essere pagate in denaro piuttosto che in titoli). Senza contare, poi, il nodo Mediobanca che, per ragioni di Antitrust essendo primo socio delle Generali, non può avere azioni di compagnie assicurative concorrenti. Sarebbe anche stata ipotizzata una sorta di corsia preferenziale per l’istituto di Piazzetta Cuccia, con una conversione del debito in strumenti di equity anziché in azioni, ma gli altri istituti di credito avrebbero respinto questa disparità di trattamento. Il risultato, come spiega una fonte vicine al dossier, è che in questo momento «si sta ragionando sulla conversione di una parte molto piccola del debito degli istituti in strumenti di equity». In parallelo, le banche finanziatrici della galassia Ligresti stanno giocando un’altra partita, un match il cui primo round si terrà già oggi. È infatti in calendario un nuovo incontro tra gli istituti creditori, assistiti dall’advisor Lazard, e Imco-Sinergia, le due holding non quotate a monte del sistema Fonsai. Anche in questo caso l’indebitamento supera i 300 milioni e tra i finanziatori ci sono sia Unicredit sia Ge Interbanca, che in più di una occasione avrebbe puntato i piedi chiedendo la monetizzazione immediata del debito. L’ipotesi allo studio, nel caso della ristrutturazione del debito Imco-Sinergia, è invece la creazione di una holding dove fare confluire gli immobili, che potrebbero avere un valore di mercato superiore ai 500 milioni. Tale fondo potrebbe essere gestito da Hines Italia, considerata in pole position, ma circolano anche le due ipotesi alternative Idea Fimit e Sator. La riunione in calendario per oggi prevede anche la presenza dei due advisor: Lazard per le banche e Leonardo & Co per Imco e Sinergia. In un primo momento, sembrava che già ieri il cda di Unipol potesse designare come advisor finanziario proprio Lazard. Poi però il board sembra che si sia limitato a conferire all’ad Carlo Cimbri la delega per la scelta dei consulenti; scelta che avverrà nei prossimi giorni. Sembra che si stia ragionando su ipotesi alternative (Merrill Lynch o Goldman Sachs), anche perché Lazard nelle trattative del tavolo Imco-Sinergia ricopre un ruolo apparentemente poco conciliabile. Tuttavia, alla guida della banca d’affari c’è Carlo Salvatori, ex ad di Unipol, cosa che sembra far passare in secondo piano i possibili conflitti di interessi.
Intanto, il cda di ieri di Unipol ha dato il via all’aumento di capitale fino a 1,1 miliardi convocando per il 19 marzo l’assemblea dei soci chiamata ad approvare l’operazione, in contemporanea con quella di Fonsai. È atteso per oggi, invece, un cda di Premafin per la nomina del comitato di amministratori indipendenti che sarà coinvolto nell’iter per l’integrazione con la compagnia bolognese. Intanto, Palladio Finanziaria, ieri, ha comunicato a Consob di essere entrata in possesso del 2,26% di Fonsai. Una mossa che spiega almeno in parte il balzo della compagnia dei giorni scorsi (+4,31% ancora ieri) e che potrebbe portare alla creazione di una sorta di fronte alternativo rispetto a quello che trova il suo perno in Unipol. Del resto, non è un mistero che tra gli interessati al dossier Fonsai ci fosse anche la finanziaria veneta.