Ieri la triade costituita da Fonsai, Unipol e Premafin ha tenuto banco nelle sale operative di Piazza Affari, con performance che di sicuro non si dimenticano: Fondiaria ha spiccato un balzo del 31,32% a 1,329 euro con volumi superiori al 9% del capitale, Unipol è salita del 30,33% a 0,316 euro e scambi al 5,31% del capitale, mentre Premafin è salita «solo» del 24,06% a 0,2893 euro. Dal 30 gennaio, data dell’annuncio dell’accordo di integrazione tra i due gruppi assicurativi, Fonsai ha guadagnato il 111%, Unipol il 65 per cento.
Nella giornata è arrivata una notizia importante, che rende l’operazione di salvataggio della compagnia assicurativa dei Ligresti per mano del gruppo delle Coop guidato da Carlo Cimbri assai più vicina: otto banche, infatti, hanno dato la propria disponibilità a partecipare al consorzio di garanzia per gli aumenti di capitale (sia di Unipol, sia di Fonsai) se il progetto di integrazione andrà in porto. Si tratta di Barclays Capital, Credit Suisse, Deutsche Bank, Mediobanca (che ha ricevuto da Unipol il mandato a promuovere il consorzio di garanzia per il proprio aumento, e aveva avuto incarico analogo anche da Fonsai), Morgan Stanley, Nomura, Ubs Investment Bank e Unicredit Corporate, che agiranno da joint global coordinators e joint bookrunners per le operazioni.
Una simile notizia, seppure importante per dare una direzione al mercato su ciò che sta accadendo sul dossier più caldo del momento, non spiega però i rialzi gargantueschi realizzati in Borsa dai gruppi coinvolti, come commentano in coro dalle sale operative. Né soddisfano appieno i vari rumor circolati sul mercato (per esempio, quello che siano soggetti vicini alle banche del consorzio a comprare, così che poi si possa lanciare un aumento a sconto con maggiori probabilità di successo). «Abbiamo sentito varie spiegazioni per giustificare questo movimento, ma nessuna sembra definitiva: non sappiamo chi sta comprando», osserva un operatore di una importante trading room. «Non ha senso che i titoli salgano così: anche se gli investitori fossero attratti dalle prospettive industriali del gruppo che nascerà dall’integrazione, le ricapitalizzazioni in vista dovrebbero allontanare gli ordini di acquisto», gli fa eco un altro trader. E un analista del settore rilancia: «Nei giorni scorsi il rally dei titoli dava l’impressione che il mercato non credesse nella fattibilità dell’operazione, e fosse quindi guidato da un appeal speculativo. Dei rialzi simili, ora che l’operazione sembra cosa certa, non appare coerente».
Come scriveva Niccolò Dalla Palma di Exane qualche giorno fa, «anche se l’esito finale del consolidamento dovrebbe essere un gruppo in forma migliore, la transazione è complessa, costosa e non priva di ostacoli, innanzitutto la dimensione degli aumenti di capitale». Infatti, le ricapitalizzazioni di Unipol e FonSai, che dovranno essere varate entro il mese di maggio, saranno da 1,1 miliardi ciascuna, una cifra che dovrebbe allontanare gli investitori,e non attirarli (specialmente in una fase di mercato circondata ancora da profonde incertezze). Non è ben chiaro, insomma, agli addetti ai lavori, per quale motivo la Borsa stia festeggiando. Un conto è il rialzo di Premafin, dove gli azionisti possono contare su un diritto di recesso che dovrebbe essere ben remunerato; un conto sono