Se l’operazione Unipol-FonSai «non va avanti, il sistema finanziario italiano avrà un problema piuttosto serio. È interesse di tutti che vada avanti».
L’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, che nelle ultime settimane, nel ruolo di importante creditore della famiglia Ligresti e di azionista di Fondiaria-Sai, ha seguito in prima persona il salvataggio della compagnia assicurativa, si schiera apertamente per la soluzione nazionale messa in campo da Unipol. E sottolinea i pericoli che l’intero sistema correrebbe da un eventuale tracollo della compagnia. La maxi-perdita da 1,1 miliardi svelata dal cda di FonSai di domenica 29 gennaio, che ha portato il solvency ratio al 75%, rappresenta infatti una evidente cartina di tornasole dello stato di salute della compagnia. Non per niente, ieri, Fitch ha tagliato il giudizio su FonSai da BB- a B+ portando il rating watch da negativo a «in evoluzione». Secondo l’agenzia la revisione delle attese della società sui risultati e sui margini di solvibilità (la seconda in poche settimane) aumenta i dubbi sulla reale portata dei conti 2011 e sulla presa che il management ha sul business. Per Fitch il capitale di FonSai resta molto esposto alla volatilità di alcuni investimenti (titoli di Stato italiani e azioni). Inoltre incidono negativamente sui conti i mancati guadagni nel real estate e gli avviamenti. Il rating watch evolving riflette l’incertezza sul successo dell’aumento da 1,1 miliardi, ma tiene conto in positivo dell’operazione Unipol. Se FonSai saprà portare a conclusione l’aumento, il rating della compagnia da B+ verrà promosso di un livello. In caso contrario, Fitch prenderà in considerazione ulteriori declassamenti. Se poi la fusione a quattro andrà in porto, Fitch potrebbe migliorare il rating di Fonsai di tre livelli da B+, perché rifletta portata, ricavi e sinergie di costo, così come le più ampie capacità di distribuzione della nuova compagine assicurativa. (riproduzione riservata)