di Francesco Ninfole
C’è agitazione ai vertici della Consob per le modalità senza precedenti con cui il commissario Michele Pezzinga ha contestato l’attività svolta dal presidente della Commissione Giuseppe Vegas nell’ambito dell’operazione Unipol-FonSai.
Con un intervento pubblico su Repubblica, Pezzinga ha giudicato l’operato di Vegas «irrituale e non so quanto legittimo». Ma alla fine la sorpresa generale è stata, più che per la moral suasion di Vegas (che è tipica di ogni authority e non solo della Consob), proprio per le parole di Pezzinga. Tanto più che la ribellione del commissario è arrivata in seguito a un intervento, quello di Vegas, che ha consentito di rimodellare l’operazione Premafin-Unipol-FonSai in direzione del mercato: è infatti saltato il premio multimilionario per la famiglia Ligresti, le cui quote saranno ora fortemente diluite.
La prima ipotesi (ora superata) del piano Premafin-Unipol-FonSai, delineata daMediobanca, era stata criticata all’unanimità dagli osservatori di mercato per il trattamento di favore concesso ai Ligresti. Perciò l’attenzione si era subito spostata su un eventuale via libera della Consob a un’operazione penalizzante per gli azionisti di minoranza. Al di là degli esiti concreti della moral suasion di Vegas (che è avvenuta attraverso due colloqui con l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel) la colpa del presidente Consob, secondo Pezzinga, è soprattutto di essersi mosso in autonomia, prima cioè della presentazione alla Commissione del quesito ufficiale per l’esenzione d’opa sulle società del gruppo Ligresti. Il commissario ha rivendicato il principio della collegialità: le decisioni cioè devono essere prese da tutti, non da uno solo. Ha detto Pezzinga: «Non mi pare opportuno, e non so quanto giovi all’immagine della Consob, indossare i panni che vestono i consulenti di gruppi privati suggerendo una riformulazione dell’operazione che al momento nessuno sa se possa incontrare il via libera del collegio». Pur essendo senza dubbio corretto rimarcare il principio della collegialità (e infatti l’esenzione d’opa sarà prima o poi votata dalla Commissione al completo), è anche vero che il presidente della Consob è un primus inter pares: il suo ruolo prioritario è definito non solo dalla prassi, ma anche da leggi e regolamenti, che gli affidano poteri non previsti per i quattro commissari (oltre a Pezzinga, Vittorio Conti, Luca Enriques e Paolo Troiano). Per esempio, in caso di parità nei voti della Commissione, prevale quello del presidente. Ma quello che è più significativo è che al presidente è dato il compito di «sovrintendere all’attività istruttoria», come è previsto nella legge istitutiva della Consob. Va ancor più nel dettaglio il regolamento dell’authority, secondo cui il presidente «rappresenta la Commissione, mantiene i rapporti con gli organi di Governo, con il Parlamento e con le altre istituzioni». Insomma, ha una funzione di rappresentanza che non spetta ai commissari. Il presidente dispone anche della facoltà di «ricevere e conservare le comunicazioni riservate, dando sommaria indicazione ai componenti delle comunicazioni e delle ragioni della loro riservatezza». A queste considerazioni regolamentari bisogna aggiungere che, per un’autorità di vigilanza, non è certo una novità una pressione preventiva in direzione della normativa. Basti pensare a quanto fatto da Bankitalia per le ricapitalizzazioni bancarie, molto prima dell’entrata in vigore di Basilea 3. Nessuno si era infatti stupito per l’azione della Consob dopo le prime indiscrezioni trapelate sui giornali. Nel caso Unipol-Premafin, comunque si giudichi l’azione di Vegas, c’è stata un’accelerazione dei tempi e una riduzione dei costi: l’alternativa sarebbe stata la presentazione del quesito, poi la risposta della Consob, poi la revisione del piano, e così via. Vegas, che è stato il vice di Giulio Tremonti al ministero dell’Economia, del resto ha mostrato sin dall’inizio un approccio più sostanziale e più politico rispetto a quello del predecessore Lamberto Cardia. Alcune fonti ritengono che il dissidio con Pezzinga possa rientrare, ma nel frattempo la Commissione ha perso un’occasione per mostrarsi unita. Le accuse del commissario Consob ieri hanno spinto il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda a presentare un’interrogazione al governo: «Dalle dichiarazioni risulta che ci sarebbe stata una consistente attività istruttoria svolta irritualmente dal presidente Vegas». Adusbef e Federconsumatori invece hanno chiesto «le immediate dimissioni del presidente Consob». (riproduzione riservata)