Il taglio del rating sovrano dell’Italia da parte dell’agenzia Standard&Poor’s potrebbe farsi sentire anche sugli investitori retail a causa delle regole Mifid. Nei prossimi giorni ci potranno essere novità procedurali e vincoli più stringenti per i portafogli poco diversificati, soprattutto per i clienti delle piccole banche. Le operazioni agli sportelli ieri si sono svolte come di consueto, ma con ogni probabilità nei prossimi giorni ci saranno aggiornamenti alle procedure.
La direttiva Mifid impone alle banche misure di trasparenza e la vendita di prodotti finanziari in linea con il profilo di rischio del cliente. In seguito al downgrade di S&P i titoli di Stato italiani sono considerati dall’agenzia più rischiosi. E questo potrebbe comportare alcune novità. Quali? Per esempio, la compilazione di documenti aggiuntivi per accertare che il cliente sia consapevole dei rischi. Inoltre i sistemi operativi delle banche potrebbero segnalare un’esposizione eccessiva ai titoli di Stato per determinati profili di rischio di alcuni clienti, per cui sarebbe suggerita una maggiore diversificazione. I rating sono utilizzati per definire il rischio secondo la Mifid: ed è anche per questo motivo che le autorità europee vogliono interrompere il legame con le agenzie, cancellando il riferimento ai rating nella regolamentazione Ue e obbligando gli investitori ad analisi interne.
L’effetto del downgrade sarà ancora più evidente per i fondi comuni e i fondi pensione, la cui attività è direttamente legata ai rating. In genere il riferimento per i fondi è il livello investment grade (superiore a BBB-), quindi i titoli italiani sono al riparo, visto il giudizio BBB+. Tuttavia alcuni fondi potrebbero avere dei regolamenti interni più stringenti. In altri casi un disinvestimento dall’Italia potrebbe essere motivato dall’indice benchmark a cui il fondo è legato. In altri casi ancora il fondo, pur rimanendo in possesso dei titoli italiani, «potrebbe essere obbligato a modifiche le note informative, per cui potrebbero servire anche deroghe dall’autorità di vigilanza», ha spiegato a Class Cnbc Davide Squarzoni, direttore generale di Prometeia Advisors sim. Ieri però i mercati non hanno mostrato segnali di fuga di investitori dall’Italia. «Molti asset manager internazionali già oggi hanno modelli di rating interni», ha ricordato Donatella Principe di Schroders. Inoltre, «parte degli effetti dei rating sono stati annullati dalle scelte della Banca Centrale Europea, che negli ultimi mesi, in seguito alla crisi greca, ha accettato come collaterale anche titoli che non hanno un rating elevato». L’Eurotower non ha modificato lo sconto da applicare ai bond del Tesoro (si veda box in pagina). Le casse di compensazione e garanzia (sia Lch che l’italiana CC&G) hanno invece modificato i margini che vengono utilizzati nelle operazioni di pronti contro termine delle banche. Per alcune scadenze sarà dunque più costoso finanziarsi fornendo in garanzia titoli italiani. La comunicazione di Lch e CC&G è arrivata venerdì scorso alle 18, dopo le prime indiscrezioni di downgrade, anche se prima del comunicato di S&P. Le due casse hanno agito in accordo, secondo le norme che prevedono il regime di interoperabilità. Non si sono dunque ripetute le incomprensioni del precedente aggiornamento dei margini di novembre, quando Lch si era mossa in anticipo. Nell’ultima settimana Consob e il regolatore francese Amf sarebbero intervenuti in merito ai rapporti tra clearinghouse e le relative comunicazioni al pubblico. La Consob studia l’efficacia di nuove misure sui rating, mentre sulla materia indagano anche la Guardia di Finanza e la Procura di Trani. In attesa che Bruxelles, dopo le ultime furenti dichiarazioni dei leader Ue, dia l’ok finale alla riforma del settore. (riproduzione riservata)