RIBALTONI ASSICURATIVI Una prima risposta alla maxi-fusione a quattro tra Unipol e le tre società quotate della galassia Ligresti, ufficializzata il 13 gennaio prima dell’apertura della Borsa, il mercato l’ha già data. E per comprendere quale sia basta osservare le performance di Piazza Affari del 12 gennaio, quando indiscrezioni davano per già raggiunti i dettagli di massima del matrimonio a quattro: le azioni ordinarie della compagnia bolognese hanno ceduto il 4,33%, contro il balzo del 7,2% di Fondiaria-Sai, il +6% della controllata Milano Assicurazioni e la chiusura invariata di Premafin. Confermata questa tendenza anche il 13 gennaio, quando la galassia Ligresti (ancora per poco, ormai) ha archiviato la giornata in testa alla classifica delle performance del listino italiano: Premafin ha guadagnato il 16,55%, Milano Assicurazioni l’8,37% e Fonsai il 5,02%. Opposta, nuovamente, la sorte di Unipol, che ha lasciato sul parterre di Borsa il 2,39%. Il mercato, insomma, sembra ritenere che la società di Via Stalingrado in qualche modo possa non beneficiare dall’operazione. Un’opinione che sembra condivisa dagli analisti di Intermonte, che il 13 gennaio titolavano così una nota sull’argomento: «Un colosso nel Danni sta nascendo… a un costo enorme per le minority di Unipol!».
Nella stessa nota, gli analisti della Sim milanese spiegavano il contestuale taglio del rating della compagnia bolognese, da outperform a neutral, e del prezzo obiettvo, da 0,36 a 0,15 euro: «Pensiamo che l’operazione, nell’immediato futuro, abbia più valore per i creditori bancari del gruppo che per gli azionisti di minoranza». In particolare, il motivo del downgrade è connesso a «rischi associati all’imminente aumento di capitale, nel caso in cui l’operazione dovesse andare in porto». Bisogna ricordare che il fulcro della fusione, che se tutto fila liscio dovrebbe dare vita al primo operatore italiano del ramo Danni davanti a Generali, è rappresentato da tre ricapitalizzazioni a cascata. La prima è quella di Premafin, dopo l’acquisizione del 51% in mano alla famiglia Ligresti e il lancio dell’Opa da parte di Unipol. Tale aumento, spiega la nota diramata il 13 gennaio dalla società bolognese, è «funzionale alla sottoscrizione della quota di propria competenza del deliberando aumento di capitale sociale di Fonsai». Questa seconda ricapitalizzazione è l’aumento fino a 750 milioni, da tempo noto al mercato e che tra le altre cose, sarà al centro del consiglio di amministrazione della compagnia del 27 gennaio. Infine, la terza ricapitalizzazione riguarderà la compagnia bolognese guidata da Carlo Cimbri. «Il nuovo gruppo risultante dalla predetta integrazione – spiega infatti la stessa nota – disporrebbe delle risorse patrimoniali necessarie per supportare i propri progetti di sviluppo attraverso un aumento di capitale che verrebbe effettuato in Unipol». Intermonte stima che tale ricapitalizzazione possa ammontare a 700-800 milioni, ma qualche analista arriva a calcolare fino a 1 miliardo.
Tornando alla performance di Borsa, colpisce soprattutto il balzo stellare di Premafin: da inizio anno, le azioni della capogruppo quotata della famiglia Ligresti hanno preso il 141,43%, chiudendo la seduta del 13 gennaio a quota 0,338 euro (i minimi erano stati raggiunti appena il 29 dicembre a 0,1071 euro). Una corsa che forse può essere attribuita al fatto che, per calcolare il prezzo del pacchetto di controllo di Premafin in mano alla famiglia Ligresti, come in genere si fa in questi casi, è stato preso come base di riferimento quello di mercato. Stando alla lettera di intenti non vincolante siglata tra le parti, «Unipol corrisponderebbe un prezzo unitario per ciascuna azione pari a 0,3656 euro», per una spesa complessiva di 76,94 milioni. Senza contare i 700mila euro che Via Stalingrado si è detta disponibile ad accordare alla famiglia Ligresti per evitare che in qualche modo faccia concorrenza al nuovo gruppo. Quanto alle principali banche creditrici dell’ingegnere siciliano cui la nota di Intermonte fa riferimento, si tratta di Mediobanca e Unicredit, che non a caso hanno spinto perché l’operazione si chiudesse in tempi stretti. In particolare, per Piazzetta Cuccia diventa meno rischioso il prestito convertendo da oltre 1 miliardo stipulato con i Ligresti, senza contare i 400 milioni circa di esposizione verso Unipol. Discorso analogo per Unicredit, creditrice della galassia Ligresti per circa 500 milioni e azionista al 7% della compagnia attualmente guidata da Emanuele Erbetta.
In ogni caso, l’accordo di massima raggiunto tra i gruppi sarà al centro di nuovi incontri tra le parti e gli advisor, programmati già a partire da lunedì 16 gennaio. Nel frattempo, indiscrezioni di venerdì 13, descrivevano Fonsai e Milano Assicurazioni tra i primi sottoscrittori del prestito convertendo emesso nel 2009 dalla Popolare di Milano.