I mercati continuano a non fare sconti a nessuno e a tirare dritti secondo il proprio umore. Dopo non essersi fatti sedurre lunedì dalle dichiarazioni d’intenti espresse congiuntamente da Angela Merkel e da Nicolas Sarkozy, ieri hanno seccamente ignorato le minaccie di taglio di rating all’Italia lanciate da Fitch per bocca di David Riley, direttore del comparto rating sovrani dell’agenzia Usa.
Piazza Affari, sospinta dalle banche, è addirittura risultata la migliore tra le più importanti Borse europee. L’indice Ftse Mib è volato del 3,08 per cento. Per capirci, Parigi si è fermata a +2,66 per cento nonostante la Francia abbia incassato dalla stessa Fitch l’assicurazione che la sua tripla A non verrà intaccata per almeno tutto il 2012.
L’intimidiazione di un possibile ulteriore declassamento arriva in Italia dopo il taglio del rating da AA- ad A+ giù eseguito a ottobre, stesso mese del downgrade di Moody’s, mentre l’ultima sforbiciata di Standard&Poor’s risale a settembre.
L’avvertimento di Riley si basa, tanto per cambiare, sulla costosa e pesante situazione debitoria italiana: «L’Italia deve far fronte quest’anno a una montagna di obbligazioni pubbliche». In questo contesto pesa la carenza di unità all’interno dell’Eurozona che faccia da muro di protezione. Una mancanza che mette così sotto pressione il rating tricolore. Per Fitch, già uno spread pari a 400 punti tra i titoli italiani e quelli tedeschi unito a una stagnazione del Pil potrebbe dimostrarsi una situazione «esplosiva». Ed è per questo che l’agenzia Usa ha messo sotto osservazione il rating per un possibile declassamento e l’esame dovrebbe concludersi entro fine gennaio.
Riley ha anche illustrato il rischio che la crisi di Roma travolga l’Eurotower: «L’elevato indebitamento dell’Italia unito a una forte necessità di finanziamenti del Paese cela grandi rischi per l’euro a fronte di alti costi di finanziamento». Da Londra il direttore del comparto rating sovrani di Ftifh ha aggiunto: «Le sfide economiche e a livello di rating di Eurolandia, i cui Paesi membri devono farsi prestare circa 2mila miliardi di euro nel 2012, sono sottolineate dal fatto che più della metà del debito dei governi è a rischio declassamento.
La capacità dei Paesi di generare una crescita economica sostenuta sarà un fattore cruciale, con Fitch che si aspetta una recessione limitata per l’area euro nel 2012 con le misure di austerità che continuano a pesare e la fiducia dei consumatori e delle imprese che resta bassa».
Quindi, secondo Riley, «è reale il rischio di un circolo vizioso di economie in stagnazione che alimenta timori sulla solvibilità di alcuni governi e banche».
Riley ha rilevato comunque che «di certo sta concludendosi il passaggio degli squilibri che hanno portato alla crisi e i venti contrari legati all’austerità e alla riduzione dei debiti dovrebbero cominciare a scemare verso fine anno sostenendo una graduale ripresa dell’economia che potrebbe segnare la fine della crisi». Tuttavia il rischio Grecia rimane. Per Fitch Atene potrebbe comportare ancora pericoli per l’Eurozona e spingere ancora di più l’area euro in una crisi finanziaria.
Persino un taglio del debito dei creditori privati del 60 per cento non diminuirebbe sensibilmente l’indebitamento ellenico, dunque l’uscita di Atene da Eurolandia resta «un’opzione». Fitch valuta attualmente la Grecia con un rating CCC e ha già preso in considerazione un declassamento di questa valutazione a «default status». Se non altro Fitch ha dichiarato che non prevede di abbassare il rating della Francia, che gode della tripla A, nel corso del 2012, almeno «in assenza di shock importanti che potrebbero essere legati a un forte peggioramento della zona euro»
Quanto al settore bancario, James Longsdon, direttore delle istituzioni finanziarie di Fitch, ha indicato che «siamo entrati nel 2012 con una divisione nord/sud a livello di prospettive sull’Issuer default rating». L’outlook è per lo più negativo per le banche in Paesi come Spagna, Italia e Portogallo.
Il rischio di un declassamento «è equilibrato per una certa parte da una Bce sempre più accomodante, ma viene acuito in Spagna da una grave crisi immobiliare», mentre a nord dell’Eurozona «l’outlook stabile è più comune. Questo riflette in parte pressioni economiche e di finanziamento meno acute, ma anche, per alcuni emittenti, le attese di Fitch che la volontà e la capacità delle autorità nazionali a sostegno delle loro banche principali resteranno elevate in caso di necessità». Un giudizio lusinghiero che il premier italiano Mario Monti spera presto di poter ricevere.