di Andrea Di Biase
La famiglia Ligresti, messa all’angolo dopo la decisione del cda di Fondiaria- Sai di varare l’aumento di capitale fino a 750 milioni e di fronte alla difficoltà di rifinanziare i debiti di Sinergia e Premafin, rompe con Banca Leonardo e Gerardo Braggiotti e a sorpresa torna ad affidarsi a Mediobanca e ad Alberto Nagel per cercare una soluzione in grado di evitare l’insolvenza delle proprie holding e allo stesso tempo di consentire quel ricambio nell’azionariato di FonSai auspicato dalle banche e dal mercato. A rendere possibile quello che solo fino a ieri sembrava impensabile, visto che i rapporti tra i Ligresti e Piazzetta Cuccia si erano progressivamente deteriorati arrivando a un passo dalla rottura definitiva, sarebbe stato l’amministratore delegato di Fondiaria-Sai Emanuele Erbetta. Il manager, che lo scorso gennaio ha preso il posto di Fausto Marchionni alla guida della seconda compagnia assicurativa italiana dopo oltre 15 anni trascorsi all’interno del gruppo, avrebbe infatti persuaso Salvatore Ligresti e i suoi tre figli (Jonella, Giulia e Paolo) a rigettare il piano di risanamento di Sinergia e Premafin prospettato alla famiglia da Braggiotti, spendendosi al tempo stesso per riattivare, anche sulla base della disponibilità manifestata da Nagel, il rapporto di lunga data con Mediobanca. Il piano predisposto da Banca Leonardo, oltre ad essere di non facile esecuzione in quanto prevedeva il reperimento delle risorse necessarie al salvataggio di Sinergia e Premafin attraverso l’ingresso di alcuni investitori esteri nelle holding lussemburghesi della famiglia, conteneva anche il possibile break-up della stessa FonSai. Uno scenario che difficilmente Mediobanca, esposta per oltre 1 miliardo nei confronti del gruppo assicurativo, e Unicredit, l’altro grande creditore della famiglia, avrebbero accettato. Erbetta, consapevole dell’impossibilità di poter arrivare al salvataggio delle holding di famiglia senza il consenso dei due grandi creditori e nel tentativo di scongiurare il possibile break-up del gruppo assicurativo, avrebbe dunque suggerito ai Ligresti di tornare a rivolgersi a Mediobanca. E così già ieri mattina, prima del cda di FonSai, Ligresti, i suoi figli ed Erbetta si sarebbero recati in Piazzetta Cuccia per incontrare Nagel e il team che da alcuni mesi sta lavorando al possibile riassetto dell’intera filiera del gruppo. Nel corso dell’incontro, durato circa quattro ore, l’ad di Mediobanca avrebbe presentato le linee guida del piano che porterà al disimpegno della famiglia da Fondiaria-Sai ma eviterà possibili danni collaterali, quali l’insolvenza delle holding a monte della compagnia assicurativa. Nel dettaglio, il piano messo a punto da Mediobanca, che avrebbe già la garanzia di massima di tutte le banche creditrici ad aderire a l l ’ a c c o r d o , prevederebbe una consistente ricapitalizzazione di Premafin a opera di uno o più soggetti che sarebbero già stati individuati dalla banca d’affari. In pole position ci sarebbe il fondo Clessidra, che avrebbe manifestato la disponibilità a sottoscrivere gran parte dell’eventuale aumento e potrebbe dunque entrare in partita da solo. Mediobanca avrebbe tuttavia raccolto la disponibilità all’ingresso in Premafin anche del fondo Apax e della lussemburghese B&D Finance della famiglia Boroli-Drago (attualmente azionista di peso delle Generali e che in passato ha ristrutturato con successo la Toro Assicurazioni). Potrebbe dunque anche essere una cordata formata da questi tre soggetti ad acquistare da Sinergia e dalle tre holding lussemburghesi di Jonella, Giulia e Paolo Ligresti i diritti d’opzione necessari a sottoscrivere l’aumento di Premafin. In questo modo Sinergia, che controlla il 20% della holding quotata, potrebbe ottenere le risorse chieste dalle banche creditrici per ottenere un riscadenzamento e procedere così a una liquidazione ordinata dei propri attivi, mentre le risorse incamerate dalle tre holding lussemburghesi, che si diluirebbero fortemente in Premafin, potrebbero essere utilizzate come cuscinetto di liquidità da parte della famiglia nel caso la liquidazione di Sinergia non andasse secondo i piani. Allo stesso tempo, grazie alle risorse incamerate con l’aumento di capitale, che potrebbe essere compreso tra 250 e 300 milioni, Premafin, oltre a rinegoziare il proprio debito, avrebbe la possibilità di seguire la ricapitalizzazione da 750 milioni di Fon- Sai (che sarà deliberata dal cda il 27 gennaio) mantenendo inalterata la propria quota del 35%. Ovviamente la nuova Premafin non avrebbe più i Ligresti quali azionisti di controllo e diventerebbe il veicolo attraverso il quale i nuovi investitori entrerebbero in Fondiaria-Sai, la quale potrebbe poi procedere a un’alleanza strategica con un altro operatore assicurativo. Anche questo piano non è di facile esecuzione, considerato che un’operazione così congegnata potrebbe far insorgere l’obbligo per i nuovi investitori di lanciare un’opa a cascata su FonSai e Milano Assicurazioni. Rispetto a qualche mese fa tuttavia la situazione finanziaria di tutte le società coinvolte nell’operazione è fortemente compromessa (ieri S&P ha ridotto a B da BB+ il rating su FonSai) e l’obbligo di opa potrebbe essere superato appellandosi alla necessità di procedere a un salvataggio complessivo. Tutti aspetti che sono stati messi sul tavolo della seconda riunione tra i Ligresti e Mediobanca cominciata alle 19 di ieri, il cui esito dovrebbe portare a un accordo di massima per il salvataggio. (riproduzione riservata)