di Bernardo Soave
Le banche finanziatrici hanno imposto un diktat alla famiglia Ligresti nel corso della trattativa per la ristrutturazione del debito delle holding Sinergia e Imco. In cambio di una sospensione dei pagamenti degli interessi sul debito e di nuova finanza per 30 milioni gli istituti chiedono il lancio di un aumento di capitale.
In caso contrario potrebbero crearsi le condizioni per un ricorso a procedure concorsuali. È stato questo l’esito dell’incontro che si è tenuto ieri nella sede di Banca Leonardo, advisor dei Ligresti. Unicredit, Banco Popolare, Bpm e Ge insomma hanno chiesto un impegno finanziario concreto ai proprietari di Fonsai, in assenza del quale la trattativa potrebbe arenarsi. Per il momento la situazione rimane fluida, anche se i Ligresti non sembrano disponibili a ricapitalizzare i piani alti della loro galassia. Non è stata ancora fissata una nuova riunione ma le parti torneranno molto presto al tavolo della trattative. Come detto, in assenza di una moratoria si farebbe più concreto il ricorso alle procedure concorsuali come il 182 bis. Ieri intanto la famiglia ha fatto un passo indietro in Premafin, la holding che controlla Fonsai. Gioacchino Paolo Ligresti, figlio di Salvatore, si è dimesso dal board della società insieme a Carlo d’Urso e Stefano Carlino. Si tratta di una risposta ai rilievi contenuti nella recente relazione dell’Isvap. L’autorità di controllo delle assicurazioni aveva puntato il dito contro i doppi incarichi nel gruppo, come quelli che i figli dell’ingegnere Salvatore Ligresti hanno appunto nella holding di famiglia e nelle partecipate dove avevano assunto un ruolo operativo. Paolo Ligresti e d’Urso, ad esempio, siedono nel cda di Fonsai, mentre Carlino è responsabile Finanza e Vita della compagnia assicurativa. Il primo forte segnale di discontinuità in questa direzione era arrivato lo scorso luglio quando Jonella e Paolo Ligresti abbandonarono le cariche di vicepresidenti che entrambi detenevano in Premafin. (riproduzione riservata)