La Consob prosegue negli accertamenti. In corso verifiche per appurare se l’intero pacchetto sia stato messo assieme negli anni 90. Il cda della holding dà mandato a Braggiotti per studiare le mosse su FonSai 

di Andrea Di Biase

 

Con l’uscita allo scoperto dell’Ever Green Security Trust, che ieri su richiesta della Consob ha reso noto con un fax inviato da Panama City di detenere indirettamente il 7,85% di Premafin, ammonta ora al 20% il capitale della holding custodito in paradisi fiscali in giro per il mondo.

Dalle Bahamas, dove ha sede The Heritage Trust (che controlla complessivamente il 12,15% di Premafin), passando per il Liechtenstein (dove si trovano le sei Anstalt controllate dallo stesso trust caraibico) e di nuovo per Panama (dove si trovano le altre scatole che fanno capo al fondo gestito da Giancarlo De Filippo), oltre al finora sconosciuto Ever Green Security Trust, circa un quinto del capitale della holding che controlla il gruppo assicurativo Fondiaria-Sai è custodito in Stati la cui legislazione societaria consente di occultare i reali proprietari di tali partecipazioni.

 

Ma da quanto tempo i due soggetti, venuti allo scoperto solo grazie all’indagine che la Consob sta conducendo da circa un’anno sugli assetti proprietari della holding, sono azionisti di peso di Premafin? Stando alle comunicazioni date al mercato da The Heritage Trust e dall’Ever Green Security Trust, i due fondi fiduciari sono titolari dei rispettivi pacchetti azionari dal 31 dicembre 2010.

Ufficialmente dunque l’ingresso dei due trust nel capitale di Premafincon quote rilevanti sembra essere un fatto recente. Tuttavia, secondo alcune ricostruzioni, quei pacchetti azionari non sarebbero entrati nella disponibilità dei due soggetti offshore negli ultimi tempi ma, almeno in buona parte, sarebbero stati messi assieme circa 20 anni fa. A rendere plausibile questa ricostruzione, sulla quale anche la Consob starebbe cercando di avere riscontri, ci sarebbero diversi elementi. Il primo risale alla primavera del 1993, quando la famiglia Ligresti, che allora controllava circa il 70% di Premafin, decise di fare cassa cedendo sul mercato e in più tranche circa il 20% della holding. Una transazione che, riportano le cronache dell’epoca, fu gestita da Mediobanca, allora guidata da Enrico Cuccia, che aveva in Salvatore Ligresti un saldo alleato nel controllo delle Generali (la Sai custodiva un pacchetto importante di Euralux) e che si stava allo stesso tempo occupando della ristrutturazione dell’impero dell’ingengnere di Paternò. Ma chi furono gli acquirenti di quelle azioni? I giornali allora parlarono di importanti acquisti da parte di soggetti esteri, ma senza specificarne l’identità e i quantitativi acquistati.

Il secondo elemento degno di nota riguarda la data di costituzione di alcune delle Anstalt (una particolare figura societaria del Liechtenstein che fornisce personalità giuridica a patrimonio senza che esistano soci) controllate da The Heritage Trust. Darlis, Nolera e Ulero, che assieme controllano il 3,57% di Premafin, sono state registrate a Vaduz il 24 agosto 1993, pochi mesi dopo la cessione del consistente pacchetto di azioni da parte di Ligresti. Sempre nel 1993, come lui stesso ha dichiarato a MF-Milano Finanza lo scorso 7 dicembre, De Filippo è stato chiamato a ricoprire il ruolo di gestore del fondo fiduciario con sede alle Bahamas. Ma che il pacchetto del 12,15% custodito da The Heritage Trust sia stato messo assieme circa 20 anni fa è sempre lo stesso professionista a lasciarlo intendere quando afferma che per tutto il tempo in cui ha guidato il trust, questo non ha effettuato movimentazioni della partecipazione in Premafin, mantenendo stabile l’investimento iniziale. Per ora non ci sono prove per affermare che il 20% di Premafin venuto alla luce solo ora grazie agli accertamenti della Consob sia lo stesso pacchetto azionario ceduto da Ligresti nel 1993 attraverso la Mediobanca di Cuccia, ma le autorità competenti starebbero effettuando comunque ulteriori approfondimenti.

 Tornando alle questioni di oggi, ieri il cda di Premafin ha dato mandato a Banca Leonardo di «affiancare la società nella gestione dei rapporti di indebitamento e nelle valutazione dei possibili riflessi di interventi di capital management» da parte della controllata Fondiaria-Sai, il cui titolo ha toccato ieri il nuovo minimo storico a 0,76 euro. La banca di Gerardo Braggiotti, che già assiste i Ligresti nella ristrutturazione del debito di Sinergia e Imco (un nuovo incontro con le banche è in programma il 19 dicembre), si dovrà dunque confrontare anche con gli istituti creditori di Premafin per la revisione della moratoria sul debito (322 milioni) concordata alla fine dello scorso anno. Ma Banca Leonardo avrà soprattutto il compito di aiutare i Ligresti a trovare soluzioni che riducano l’impatto sulla holding, che rischia di perdere il ruolo di azionista di controllo di FonSai, misure di rafforzamento patrimoniale che la compagnia esaminerà nel cda del 21 dicembre. Mediobanca e Unicredit ritengono che si debba varare un aumento di capitale fino a 600 milioni mentre sulle soluzioni necessarie per rafforzare FonSai è al lavoro l’advisor Goldman Sachs. Tra le ipotesi che circolano, oltre alla costituzione di una newco in cui far confluire le partecipazioni strategiche (ritenuta insufficiente dall’Isvap, cui la compagnia assicurativa dovrà presentare un piano per ripristinare i coefficienti patrimoniali), ci sarebbe anche il varo di un prestito convertendo. (riproduzione riservata)