L’insicurezza dei consumatori, unita ai cordoni stretti delle banche, pesa sui prestiti per mutui o beni, come indica il rapporto dell’Osservatorio sul credito al consumo, presentato ieri a Milano da Assofin, Crif e Prometeia. Il maggior calo lo registrano i mutui, con un -7,5% nei primi nove mesi del 2011, seppure rimanga stabile il profilo qualitativo, col 52% di questi prestiti attestati nella fascia fra 100 e 200 mila euro, mentre aumentano le operazioni a tasso fisso o misto, anziché variabile.
Risente meno della crisi, invece, il credito per beni diversi dall’abitazione, complici gli importi assai più modesti. Quest’anno c’è stato solo un calo dell’1,4%, laddove era stato del -5,2% nel 2010 e del -11,2% nel 2009. Tanto da lasciar intravvedere, in fondo al tunnel, una crescita, ma solo dal 2013, stante una prevedibile compressione dei consumi anche nel 2012.
Come ribadito dall’esperto di Crif, Marco Salemi, «è migliorata la qualità del credito: cala la rischiosità, soprattutto perché le banche sono più accorte che in passato. Perciò, anche se molti clienti si trovano in difficoltà, magari per la perdita del lavoro, il tasso di default generale si è attestato su bassi livelli, il 2,4% per il credito al consumo e l’1,6% per i mutui immobiliari».
Dietro le quinte permane la mancanza di liquidità delle banche a causa delle euro-turbolenze, ma nel panorama spicca il decollo dei prestiti personali (+5,8% nel 2011), più flessibili e ad hoc in riferimento a clienti sicuri e fidelizzati.
Particolare attenzione è stata data al tema della cessione del quinto dello stipendio o della pensione, formula che ormai, per oltre il 40%, riguarda oggi clienti pensionati, dal reddito più stabile in rapporto alle incertezze del mondo del lavoro. Vari esperti si sono confrontati sul tema delle convenzioni con l’Inps, che però toccano solo una metà di tale bacino e che pongono problemi agli istituti per l’eccessiva burocratizzazione e limiti ai tassi.