STEFANIA PESCARMONA

FonSai affonda dell’8,96% a 0,854 euro e aggiorna i nuovi minimi storici (sui valori di inizio 1985), nel giorno del cda chiamato a esaminare la situazione patrimoniale della compagnia assicurativa dei Ligresti. Il board della società – che ieri ha proseguito nell’esame delle possibili operazioni finalizzate a sostenere e rafforzare il margine di solvibilità consolidato del terzo gruppo assicurativo italiano – ha conferito mandato all’amministratore delegato Emanuele Erbetta e al dg Piergiorgio Peluso «di approfondire le possibili iniziative da proporre al consiglio in ordine a interventi di patrimonializzazione, anche strutturale, nel breve periodo». Lo ha indicato la società stessa in una nota, precisando che per rendere «massimamente efficace e tempestiva tale attività», il consiglio ha deciso di avvalersi di Goldman Sachs quale advisor finanziario indipendente e dello studio Carbonetti come consulente legale.
Alcune fonti finanziarie hanno aggiunto che il board ha deliberato anche la costituzione di un comitato consultivo di amministratori indipendenti per supportare l’advisor Goldman Sachs, in vista della presentazione di un piano ai fini del rafforzamento patrimoniale del gruppo. Del comitato faranno parte Enzo Mei, Valentina Marocco, Salvatore Militello, Roberto Cappelli e Maurizio Comoli. Scopo del comitato sarà quello di condividere e confrontarsi sulle proposte avanzate da Goldman Sachs, che nella persona di Massimo della Ragione dovrà valutare l’opportunità di procedere a un rafforzamento patrimoniale, inclusa l’opzione di un aumento di capitale.
Maggiori informazioni potrebbero arrivare nel prossimo cda fissato per il 21 dicembre, dove dovrebbe restringersi la rosa di opzioni finalizzate a rafforzare il margine di solvibilità del gruppo. L’aumento è una delle strade possibili, indicata come opzione anche da Mediobanca, che è il maggiore creditore della società con un’esposizione superiore a 1 miliardo. Con un margine di solvibilità che al 30 settembre era appena al 111%, contro il 120% del livello di guardia, è comprensibile che l’istituto di Piazzetta Cuccia sia preoccupato. Difficile, però, che la merchant bank guidata dall’amministratore delegato Alberto Nagel possa prendere parte a una nuova ricapitalizzazione di FonSai, visto che è il primo socio delle Generali. Così, mentre si guarda a Unicredit (altra grande banca creditrice dalla galassia Ligresti, che la scorsa settimana, in sintonia con Mediobanca, si è detta favorevole a nuove misure strutturali sul capitale FonSai) si valutano altre opzioni per aumentare il patrimonio della compagnia, come l’emissione di un convertendo in azioni della controllata Milano Assicurazioni. La strada della costituzione di una Newco nella quale far confluire le partecipazioni strategiche (tra cui le quote in Mediobanca, Pirelli e Rcs) sembrerebbe da sola non sufficiente. Se venisse scelta la strada di una nuova iniezione di mezzi freschi da 500-600 milioni, per FonSai sarebbe la seconda ricapitalizzazione in pochi mesi, dopo l’analoga operazione da 450 milioni di euro nel luglio scorso, che ha portato Unicredit a essere azionista del gruppo assicurativo con circa il 7 per cento. Ma la richiesta di mezzi freschi potrebbe mettere a rischio l’attuale assetto azionario della società, visto che i principali soci – ossia la famiglia Ligresti, che attraverso Premafin detiene il 35% di Fondiaria Sai – non avrebbe denaro sufficiente per partecipare, e potrebbe avere grandi difficoltà a non diluirsi. In primo luogo, perché l’intero gruppo Ligresti sta attraversando una fase critica (si pensi al nuovo riscadenziamento del debito con le banche del sistema Imco-Sinergia). In secondo luogo, perché già non è stato semplice, per Premafin, partecipare all’ultima ricapitalizzazione. Secondo alcune fonti, proprio domani o giovedì si riunirà il cda di Premafin per fare il punto della situazione di FonSai e formalizzare un mandato di advisor finanziario alla Banca Leonardo di Gerardo Braggiotti, per farsi assistere nella difficile fase che attraversa Fondiaria-Sai.