Con il nuovo bollo titoli saranno colpiti fondi e valute con aliquota proporzionale. Addio alla progressività, dunque con l’onere tributario che diventa proporzionale escludendo però i depositi inferiori ai 5 mila euro e i super dossier.
Sono queste le novità per il nuovo bollo nella bozza di manovra licenziata dal Consiglio dei Ministri di domenica.
Con il nuovo bollo verranno colpiti: i fondi comuni di investimento mobiliare e immobiliare, gli etf, i contratti per differenza, le valute. Rimangono escluse, per esplicita disposizione del legislatore, le quote dei fondi pensione e le polizze assicurative finalizzate alla copertura dell’assistenza sanitaria. Nel calderone potrebbero finire perfino i derivati, se ci sarà un’interpretazione penalizzante per il contribuente in sede di attuazione. Una linea fra l’altro giù segnata dall’Agenzia delle entrate nei suoi più recenti pronunciamenti in merito alle vecchie norme.
L’altra novità riguarda l’aliquota, il nuovo bollo avrebbe infatti un’applicazione proporzionale. Se è chiaro il modello impositivo ancora da stabilire è invece l’ammontare della tariffa. Nella bozza manca l’aliquota tuttavia è possibile fare delle congetture per capire quale sarà l’intensità della tariffa.
L’aliquota proporzionale sarà mitigata da un «tetto» e da un «pavimento», un massimo e un minimo. I limiti sono stati fissati non come aliquota che rimarrà unica essendo il sistema proporzionale, ma sul controvalore dei depositi. Le barriere sono state indicate per evitare che da un lato l’onere tributario potesse colpire depositi limitati e dall’altro essere eccessivo nei portafogli più importanti. Mentre per la soglia di esenzione minima è già tutto chiaro, il controvalore massimo da assoggettare è da definire. I depositi con un controvalore inferiore ai 5.000 euro sono esentati, per il massimo come detto la partita è rinviata.
Il controvalore del deposito per esplicita disposizione del Consiglio dei ministri verrà calcolato sulla base del valore di mercato, la quotazioni di borsa per intenderci per azioni e titoli di stato. Solo in mancanza del valore di mercato gli intermediari finanziari potranno fare ricorso per il calcolo dell’imposta al valore nominale, quello stampato sui titoli o in alternativa al valore di rimborso.
Un aspetto che andrà subito chiarito è relativo alla definizione di prodotto finanziario richiamato dalla norma. Per strumento finanziario ci si può affidare a quanto stabilito dal Testo Unico della finanza. Il Testo in questione riconosce come strumento: le azioni, le obbligazioni, i cfd, i derivati per esempio.
Si tratterà di capire quindi se i conti di deposito vincolati per esempio che non sono strumento finanziario rientrano come prodotto finanziario.
Il confronto fra vecchio e nuovo. Il vecchio bollo colpiva solo i titoli per i quali esisteva una necessità o un obbligo di deposito come i titoli azionari, le obbligazioni, i bond e i titoli di stato. La nuova norma, come detto si estende a tutti i prodotti e gli strumenti finanziari anche quelli non soggetti a deposito. Le risorse più ingenti in questo senso arriveranno dal risparmio gestito: fondi di investimento e Etf.
Il bollo nella versione berlusconiana era poi progressivo e non proporzionale. La tariffa fissa saliva in base a scaglioni.
Quanto al presupposto soggettivo verrebbero colpite le comunicazioni relative ai depositi inviate dalle banche e dalle sim. La seconda categoria è stata inclusa dall’agenzia delle entrate con la circolare 46/E del 24 ottobre 2011 che interpretava il vecchio bollo. La sola norma legislativa non era stata in grado di chiarire se le sim erano chiamate a fare i prelievi oppure no.
Al momento fuori sarebbero solo i conti titoli aperti presso gli intermediari esteri. La discriminazione potrebbe creare una fuga di capitali verso imprese di investimento estere.
Passiamo ora al gettito. Il vecchio bollo secondo autorevoli stime doveva garantire a regime fra 1,5 e i 2 miliardi di euro. Con un’imposta di questo tipo il gettito è destinato ad aumentare in maniera consistente almeno al doppio. La ricchezza finanziaria degli italiani ammonta a 4.000-4.500 miliardi. In base all’impostazione del vecchio bollo verosimilmente l’aliquota fissata dal legislatore si aggirerà fra lo 0,20% e lo 0,50%. Questo vuol dire che su un portafoglio titoli di 10 mila euro, l’imposta peserebbe fra i 20 e 50 euro annui. Su un dossier medio di 25 mila euro, il peso di aggirerebbe fra i 50 e 125 euro. Un aliquota di questo tipo renderebbe impraticabile per la gravità la negoziazione in derivati.
Non si tratta di piccole cifre. I portafogli medi degli italiani hanno una crescita, stimata da alcuni studi, fra il 2 e il 2,5%. Le performance in questione verrebbero decurtate da un quarto a poco più di decimo.
Secondo l’Abi in Italia ci sono 40 milioni di conti correnti bancari, una quarto di questi ha anche un collaterale in titoli, quindi i dossier sarebbero circa 10 milioni.
Secondo stime il Btp day ha contribuito alla crescita dei depositi per 12.000-15.000 nuovi depositi titoli aperti in occasione degli incentivi promossi dalle banche.