di Fabio Tresoldi
È senza dubbio ora che la luce della ragione ritorni a guidare il processo decisionale delle autorità responsabili delle politiche economiche e finanziarie europee, è ora che la costituzione di eurobond diventi una priorità assoluta e urgente delle loro strategie di intervento sulla crisi del debito sovrano. Ciò che sorprende nel valutare l’ipotesi degli Euorobonds è la debolezza degli argomenti di chi ne esclude la fattibilità, spesso liquidata come un sogno irrealizzabile e comunque richiedente un ingiusta imposizione di costi di bail out (salvataggio) sui paesi del nord europa, Germania in particolare. Una premessa fasulla che è purtroppo promossa in modo scorretto dai media anglosassone e non solo. Perché fasulla? Perché nel valutare le responsabilità collettiva della comunità Eurolandia non si può ignorare che la Germania ha beneficiato più di ogni altro paese dalla introduzione dell’Euro. Con una economia orientata all’export l’accesso al più grande mercato al mondo, quello dell’Euroland, facendo uso di una moneta unica sostanzialmente sottovalutata rispetto alla forza della sua economia, la Germania ha infatti beneficiato di condizioni ideali che sarebbero state impensabili con il vecchio marco; non andrebbe dimenticato che il 60% della sua produzione da export è destinato alla comunità europea. Inoltre, sempre con un debole euro, l’export tedesco ha rafforzato enormemente la sua competitività sui mercati internazionali, ciò a discapito di altre nazioni concorrenti come l’Italia. Questa valutazione è per la verità un luogo comune ma è preoccupante il fatto che una realtà cosi fondamentale, che si potrebbe quantificare in centinaia dimiliardi, sia regolarmente ignorata dagli «analisti» finanziari internazionali; è preoccupante perché una simile mancanza di integrità intellettuale è un presupposto di mediocrità di giudizio. Una volta demolito il mito del bail out si potrebbe notare «l’elefante nella stanza» ovvero la necessità assoluta di ridurre il costo del debito per tutta la comunità europea e per far questo occorre ricordare l’ovvio concetto che: i tassi di interesse imposti dal mercato sul debito sovrano sono relazionati alla percezione del rischio di insolvenza. Se Eurolandia si assumesse la responsabilità del credito, nel complesso questa percezione sarebbe grandemente ridotta e il costo del debito verrebbe contenuto entro una gamma di valori ragionevoli. La giustificazione primaria e fondamentale degli Eurobonds non è quindi la pratica del bail out o «libertà di spreco» bensi quella di rendere il costo del debito accessibile a tutti i membri dell’Euro. La costituzione degli Eurobonds è perfettamente attuabile e i conseguenti vantaggi enormi. Si avrebbe un meccanismo di raccolta di capitali centralizzato e gestito da un ministero del Tesoro europeo specificamente creato per l’amministrazione dei debiti sovrani (si replicherebbe perciò la struttura di ruoli tipicamente assunti da Banche Centrali e Tesorerie nelle ecomonie occidentali); infatti con l’emissione di Eurobonds gli investitori, nazionali ed internazionali, potrebbero affidarsi ad un debito garantito in battuta finale dalla stessa BCE con un ritorno di investimento attraente. Dopo tutto la percentuale del debito sul Pil di Eurolandia è limitata all’80% e quello del debito sugli assetti è al di sotto del 25%, una situazione di solvenza piuttosto credibile. Il tasso di interesse in offerta per i nuovi Eurobonds a 10 anni, secondo alcuni analisti, dovrebbe essere attorno al 4.5%. Naturalmente una volta raccolti i necessari fondi la Bce potrebbe poi distribuirli agli stati sovrani ad un tasso differenziato. Di nuovo un aspetto questo che è convenientemente ignorato da commentatori avversi all’idea ma centrale nel progetto Eurobonds; certamente la Germania potrebbe pagare un pò di più degli attuali tassi richiesti ai suoi Bund ma meno della Italia e altri stati più indebitati, per quest’ultimi si tratterebbe comunque di tassi ragionevoli, non devastanti. L’altro aspetto cruciale è che in nuovo ministero del Tesoro e la Bce riterrebbero il potere contrattuale, tanto caro alle nazioni «virtuose», per imporre riforme necessarie a stati indisciplinati; i fondi raccolti non sarebbero distribuiti se le condizioni richieste non fossero realizzate. Non occorre molto per capire che il lancio di Eurobonds che offrissero dei tassi di ritorno decenti sarebbe un successo, a riprova di ciò basterebbe notare lamoltitudine di investitori privati e istituzionali alla ricerca disperata di una alternativa al «sotto il materasso» per i propri fondi; una disperazione che li ha ridotti ad investire in Bund e Usa bonds dal rendimento negativo, al netto di inflazione. E il fatto che la Germania dovrebbe pagare un po’ più degli assurdi attuali tassi (i rendimenti dei Bund a 10 anni sono ora al di sotto del 2%) per offrire comunque ai suoi investitori i ritorni più alti degli Eurobonds non sarebbe necessariamente un male per la stessa Germania; se si scrutasse attraverso la nebbia del panico attuale si potrebbe osservare che un ritorno da tassi di interesse al di sotto del corrente tasso di inflazione è infatti deleterio per l’economia nel suo complesso, basti pensare agli effetti su fondi pensionistici, assicurativi, le conseguenze per semplici risparmiatori etc. oltre all’incentivo a spinte deflazionistiche. Per concludere, l’attuazione degli Euorobonds o il semplice l’annuncio della loro progettazione da parte della Bce stabilizzerebbe i mercati azionari e sicuramente il sistema finanziario.