FIORINA CAPOZZI
Quando prese la guida di Marks&Spencer (M&S), Marc Bolland sapeva che lo attendeva una sfida titanica ma non pensava che nell’arco di pochi mesi il retailer britannico sarebbe stato rinominato Marks&spensive dalla clientela, per prezzi alti e riconversione del marchio verso l’upper class. Da sempre (lo testimonia una ricerca che vede M&Sbrand preferito tra gli over 45) ritenuto emblema della britannicità popolare ma non discount, ora M&Stenta il blitz basandosi su due capisaldi.L’esclusività, panetterie interne e delicatessen internazionali per fare concorrenza a giganti del posh food come Whole Food (con chicche come un olio d’oliva venduto in confezione da profumo a 160 sterline al litro) e attaccare il monopolio di Pret a Manger nel fast food di classe, aprendo piccoli punti venditaM&SFood on the Move nelle principali stazioni, la prima a Baker Street venerdì prossimo. Auguri! Crédit Agricole prepara un piano di esuberi. Secondo indiscrezioni circolate Oltralpe, la banca francese potrebbe presto annunciare il taglio di un migliaio di posti di lavoro. Il ridimensionamento dell’organico, che oggi conta su 14.703 unità, dovrebbe riguardare principalmente i mercati esteri e sfiorare solo la Francia. Qualche indizio su come i vertici del gruppo, cui in Italia fanno capo Cariparma e Friuladria, intendono muoversi, potrebbe già arrivare giovedì quando il management alzerà il velo sui risultati del terzo trimestre 2011. Ma sin da ora pare che i tagli riguarderanno essenzialmente la banca d’investimenti. Sui 50 miliardi di abbattimento del debito previsti dalla direzione all’orizzonte 2012, Crédit Agricole Cib dovrà contribuire per una somma compresa fra 15 e 18 miliardi di euro. Di questo ammontare già nove miliardi dovranno essere raggiunti entro la fine dell’anno. Si capisce dunque come la strada più semplice da seguire sia quella degli esuberi privilegiando gli scivoli per pensioni e uscite volontarie. Se la decisione di ridurre l’organico venisse confermata, si tratterebbe di un segnale negativo per il mondo finanziario francese che sta fortemente risentendo della crisi dei debiti sovrani. Anche perchè finora il numero uno della banque verte Jean-Paul Chifflet aveva parlato di una ristrutturazione basata solo sul ridimensionamento del rischio senza tagli al personale. Ma evidentemente l’inasprirsi della crisi non lascia scelta ai banchieri d’Oltralpe. Lo dimostra anche il fatto che le indiscrezioni sui tagli dell’Agricole arrivino a una manciata di giorni dall’annuncio di una possibile ristrutturazione in casa Bnp Paribas. Parole appena pronunciate dal numero uno, Baudouin Prot, che ha preferito rimandare ogni ulteriore commento. Anche perché i mercati sono molto nervosi. Diversi investitori si attendono che le banche francesi, sventato lo spettro della nazionalizzazione, possano battere cassa. Anche perché in portafoglio, oltre ai titoli dei debiti sovrani, ci sono ulteriori asset a rischio. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, le sedici più importanti banche europee hanno in portafoglio 386 miliardi di euro di titoli «potenzialmente sospetti». Fra questi ci sono anche mutui a rischio come riferisce uno studio redatto dagli analisti di Credit Suisse. Per la maggior parte gli asset a rischio (339 miliardi complessivi) sarebbero superiori alla stessa esposizione verso Grecia, Irlanda, Italia e Portogallo. Fra gli istituti in controtendenza ci sarebbero Unicredit e Bnp Paribas. Entrambe avrebbero una maggiore esposizione ai titoli di Stato dell’area euro. «È importante analizzare bene i portafogli delle banche – spiega un esperto di una nota banca milanese – la mediatizzazione della crisi rischia di far passare inosservati dei grandi problemi che sono alla base della solidità del sistema finanziario internazionale ». Parole dure che lasciano presagire tempi difficili per gli istituti di credito. Non a caso le banche francesi sono state di recente chiamate a raccolta dall’Eliseo che ha chiesto un piano dettagliato relativo ai fabbisogni di liquidità e alle strategie da mettere in campo per rispettare gli impegni presi con Basilea III. Entro il 15 nobembre prossimo, i colossi bancari francesi, fra cui Agricole e Bnp dovranno mettere nero su bianco le proprie intenzioni. E allora forse il quadro della situazione diventerà più chiaro.