ADRIANO BONAFEDE

«Il problema dell’assicurazione per i medici comincia a essere piuttosto serio: un libero professionista può arrivare anche a pagare la cifra record di 30 mila euro netti all’anno, il che vuol dire circa 50 mila euro lordi all’anno”. Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (FnomCeo), a latere di un convegno a Salerno, si mostra preoccupato per la concreta attuazione delle norme volute dal governo, che renderanno presto obbligatorie per tutti i professionisti (e quindi anche per i medici) le polizze di responsabilità civile.
Dottor Bianco, possibile che le polizze arrivino a costare così tanto?
«Altroché se è possibile. Certo non per tutte le specializzazioni. E stiamo comunque parlando di liberi professionisti».
Quali sono le specializzazioni più costose in termini di coperture assicurative?
«Soprattutto ostetricia, ginecologia, ortopedia, chirurgia. È qui che una polizza può costare, per una copertura fino a 3 milioni di euro, 30 mila euro netti. È una situazione insostenibile».
Che cosa proponete, allora?
«La nostra proposta è costruire una polizza nazionale, con un intervento regolatore anche dello Stato».
Un intervento dello Stato? E quale ne sarebbe la giustificazione?
«Calmierare i premi assicurativi; si parla tanto di barriere all’ingresso della professione. Ma quale barriera è più alta di dover pagare quasi 2500 euro netti al mese soltanto per assicurarsi? Pensi poi a tutto il resto: studio, segretaria, strumenti di lavoro, ecc.».
Cerchiamo di precisare meglio la sua proposta. A quale formula pensa?
«Le soluzioni tecniche possibili sono diverse, ma una cosa è certa: il contenzioso sanitario è un fenomeno multidimensionale e non basta certo il mercato per risolvere questo problema. Tra i modi possibili per risolverlo, c’è anche quello di costituire un “fondo nazionale” (Alea terapeutica) sul modello del sistema Inail. Dobbiamo compiere ogni sforzo per far diminuire i costi per il sistema, e non soltanto per i professionisti della sanità, dell’assicurazione di responsabilità civile. Consideri anche quel che spendono ogni anno le strutture sanitarie».
Quanto spendono?
«Trai i 600 e i 650 milioni all’anno».
Lei prima ha parlato specificamente di un problema che esiste solo nella libera professione. Come funziona la copertura per i medici che lavorano in strutture pubbliche?
«I pubblici dipendenti sono di fatto obbligati, attraverso i contratti nazionali di lavoro, a essere assicurati. E a pagare è la struttura pubblica. Però attenzione, anche qui c’è un problema…».
Quale?
«Già da più di dieci anni, per i medici pubblici dipendenti, i contratti di lavoro prevedono in capo alle aziende sanitarie l’obbligo di assicurare la struttura e i professionisti, mentre resta in capo a questi ultimi la copertura per la cosiddetta “rivalsa da colpa grave».
Ma quest’ultima copertura è obbligatoria?
«Per quanto riguarda i liberi professionisti più in generale non esiste l’obbligo e ciascuno ha provveduto secondo la sua determinazione, o attraverso le convenzioni proposte dalle Associazioni di categoria».