Ma si tratta di un esame che rischia di essere già datato perché fatto sui bilanci dello scorso dicembre e quindi sfuocato rispetto ai problemi attuali che arrivano dagli spread sui titoli pubblici 

di Anna Messia

È in arrivo un’altra raffica di promozioni per le compagnie di assicurazione italiane che hanno eseguito l’ultimo stress test lanciato dall’Eiopa (l’Isvap europea) a settembre. Si trattava di un esame che l’autorità di controllo Ue ha aggiunto all’ultimo minuto allo stress test di luglio scorso che era stato superato brillantemente dalle compagnie italiane, promosse in massa.

Le assicurazioni tricolore avevano fatto meglio dei concorrenti europei, che in un caso su dieci aveva mostrato segni di debolezza evidenziando la necessità di ricorrere ad aumenti di capitale in caso si concretizzassero gli scenari ipotetici più negativi. Gli assicuratori italiani, invece, avevano mostrato di avere le spalle abbastanza larghe per resistere alla crisi. E lo stesso è accaduto in occasione di quest’ultimo stress test lanciato dall’Eiopa: i risultati dell’esame sono stati inviati all’Isvap lo scorso 16 ottobre e l’autorità guidata da Giancarlo Giannini li sta per inviare all’Eiopa che li pubblicherà nelle prossime settimana. Secondo quanto raccolto da MF-Milano Finanza, la situazione anche in questo caso si è rivelata sotto controllo e per le assicurazioni italiane non ci sarebbero particolari motivi di preoccupazione. Anche perché si trattava in realtà di una prova piuttosto semplice da superare: l’esame ipotizzava lunghi periodi, oltre i 30 anni, caratterizzati da bassi tassi d’interesse per testare la resistenza delle assicurazioni in uno scenario di debole crescita economica. Tassi troppo bassi possono risultare infatti preoccupanti per le compagnie di assicurazione, in particolare per quelle specializzate nel ramo Vita, che nel caso di alcune polizze (come le gestioni separate) si impegnano a garantire un rendimento minimo ai clienti. Ma il parametro preso come riferimento dall’Eiopa per superare la prova era quello del requisito minimo di capitale, al di sotto del quale viene revocata la licenza. Un’asticella piuttosto bassa, quindi, e inoltre i dati su cui basare i calcoli erano quelli di dicembre 2010, quando la crisi non aveva ancora colpito duramente. Il test, nonostante il taglio dei tassi operato ieri dalla Bce, appare insomma un po’ «fuori fuoco» rispetto ai problemi attuali delle compagnie italiane, chiamate a fare i conti con uno spread del Btp rispetto al Bund di oltre 420 punti base, mentre l’esame del luglio scorso era ancora fermo a 270 punti. (riproduzione riservata)