I rendimenti dei bond italiani ai massimi dall’introduzione dell’euro. Lo spread sale a 454 punti base. Effetto solo temporaneo per il programma dell’Eurotower. Che ora sarà un importante banco di prova per Draghi
di Francesco Ninfole
La caduta dei mercati di ieri ha evidenziato, tra le più importanti debolezze dell’Europa, l’incapacità degli acquisti Bce di frenare le tensioni sui titoli di Stato. Ormai ciò è evidente anche per i bond italiani che ieri, nonostante acquisti stimabili in circa 60 miliardi da inizio agosto, hanno toccato un rendimento del 6,34% e uno spread sui Bund di 454 punti base.
In entrambi i casi si tratta di un record dall’introduzione dell’euro. Quanto pesano dunque gli acquisti Bce? «Pochissimo», ha spiegato Maria Cannata, responsabile del debito pubblico per il Tesoro. «Gli interventi nelle ultime quattro settimane sono stati molto marginali. Però è importante che la Bce ci sia. Il mercato deve sapere che è presente e che può intervenire».
Le munizioni ridotte di Francoforte sui titoli di Stato costituiscono per Eurolandia uno dei maggiori handicap rispetto ad altre aree monetarie, le cui banche centrali possono essere più incisive negli acquisti (come accade con la Fed negli Usa). Invece nell’Eurozona, dove non c’è integrazione fiscale tra Paesi e la Germania è contraria agli acquisti, non c’è un credibile compratore di ultima istanza e le operazioni (per un importo totale di 173,5 miliardi finora) sono insufficienti a dare stabilità ai mercati nel medio termine.
Per Mario Draghi, che ieri si è insediato al vertice della Bce al posto di Jean-Claude Trichet, gli acquisti di bond governativi saranno un importante banco di prova: anche se, soprattutto all’inizio del mandato, il nuovo presidente dell’Eurotower potrebbe avere le mani legate nel sostegno dei titoli di Stato, in particolare italiani.
Gli acquisti varati finora non hanno avuto successo, a parte il beneficio immediato. Lo si era capito già nei casi di Portogallo, Irlanda e Grecia (Pig): per questi Paesi il Securities markets programme (Smp) è partito il 10 maggio 2010. In poco tempo gli spread dei Pig hanno spiccato di nuovo il volo: al punto che già a partire da agosto 2010 le operazioni Bce sono molto diminuite e da marzo 2011 si sono del tutto fermate, raggiungendo l’importo di 74 miliardi in totale.
Questa soglia è stata mantenuta fino al 7 agosto scorso, altra data fondamentale per il Smp: quel giorno Trichet ha deciso, nonostante le esitazioni dei tedeschi, di allargare gli acquisti anche ai titoli di Stato di Italia e Spagna, in cambio di rassicurazioni sulla politica economica dei governi. Lunedì 8 agosto, primo giorno dopo l’annuncio, l’effetto Bce si è fatto sentire sui mercati: il rendimento dei Btp decennali è caduto al 5,29% dal 6,1% della seduta precedente. Allo stesso modo il differenziale rispetto ai Bund è sceso da 374 a 303 punti base. Il 16 agosto lo spread è arrivato fino a quota 267. Ma è stata solo un’illusione: da allora i tassi non hanno fatto altro che risalire, come conseguenza dell’incapacità dell’Europa e dell’Italia di fornire risposte alla crisi. L’argine della Bce non è bastato. Il 22 settembre lo spread è risalito a 399, per poi sfondare quota 400 un mese dopo.
Nel frattempo l’Eurotower ha gradualmente ridotto anche le operazioni sui bond italiani e spagnoli. Nella prima settimana, a inizio agosto, le operazioni hanno superato i 22 miliardi (divisi tra Roma e Madrid); ma già nella seconda sono scese a 14 miliardi, livello medio mantenuto fino a inizio settembre. Da fine settembre e per tutto ottobre gli acquisti settimanali sono rimasti sotto quota 5 miliardi. In tutto, dal 7 agosto a venerdì scorso, sono stati comprati 100 miliardi di titoli dell’Eurozona: di questi, si può ipotizzare che circa 60 miliardi siano stati impiegati in titoli italiani (anche ieri sono state segnalate operazioni). Un ammontare che tuttavia non può invertire il corso degli spread: i titoli del Tesoro in circolazione sono pari a 1.570 miliardi. Per l’Italia si è ripetuto un film già visto: gli acquisti Bce hanno avuto un impatto immediato, poi svanito in pochi giorni. Secondo gli economisti di Intesa Sanpaolo, inoltre, «intervenendo sul mercato secondario il Smp è intasato dalle vendite degli operatori con eccesso di esposizione sui mercati periferici e necessita di volumi più elevati per ottenere effetti positivi (peraltro incerti) sulle aste». Per i suoi vincoli (tra questi c’è anche quello di dover sterilizzare l’effetto delle operazioni sull’inflazione), la Bce non è stata in grado di risolvere la crisi, ma soltanto di dare tempo ai leader politici. A guardare i rendimenti di ieri, questo tempo sembra ormai scaduto. (riproduzione riservata)