Di Paolo Garonna*
È noto che le famiglie italiane hanno tradizionalmente, messe a confronto con altri Paesi europei, un’alta propensione al risparmio ed una elevata patrimonializzazione. La ragione di questo comportamento è legata prevalentemente a motivi di tipo precauzionale. Infatti, le famiglie italiane hanno la tendenza a considerare le attività finanziarie e immobiliari accantonate anche come «cuscinetto» di protezione da eventi futuri incerti o imprevisti. E tuttavia mancano nel nostro sistema, dominato dal welfare pubblico obbligatorio, strumenti e prodotti specifici che canalizzino il risparmio verso i bisogni fondamentali di protezione delle famiglie. Oggi però la crisi del debito impone un ripensamento in profondità del ruolo dello Stato nella protezione sociale. Il nuovo welfare nasce da questo: dalla necessità di collaborazione tra soggetti pubblici e privati. Se le famiglie del Bel Paese avessero, infatti, una maggiore consapevolezza del fatto che le prestazioni pensionistiche obbligatorie loro spettanti offrono un basso grado di protezione rispetto ad eventi sfavorevoli, esse dovrebbero interessarsi del problema e avvicinarsi al mercato assicurativo come fonte di aumento del grado di protezione. Un maggiore ricorso all’assicurazione privata potrebbe quindi costituire una soluzione alla crisi fiscale del welfare, un modo per consentire alle famiglie italiane di proteggersi economicamente dai vari rischi a cui sono soggette. Si pensi ad esempio che una copertura assicurativa in caso di morte ha un costo di poche centinaia di euro. Attualmente, secondo gli ultimi dati ufficiali, le famiglie italiane risultano parzialmente e inadeguatamente protette, molto meno che negli altri Paesi più industrializzati: coloro che scelgono di ricorrere a coperture assicurative lo fanno infatti spesso senza avere un grado di conoscenza approfondita ed effettuano scelte magari non totalmente adeguate al proprio bisogno familiare. Favorire il ricorso a coperture assicurative per accrescere la protezione delle famiglie deve essere dunque il risultato di interventi di politica sociale e fiscale, di iniziative a livello aziendale e di contributi da parte del mercato assicurativo. Insomma, la questione deve essere affrontata più approfonditamente, prendendo atto del fatto che la mancanza di protezione adeguata non è una questione che può essere lasciata alla sola responsabilità delle famiglie. In tale ottica diventa fondamentale che tutti gli operatori del settore siano chiamati a fare la loro parte: gli assicuratori dovrebbero facilitare l’accesso a forme standardizzate e con capitali assicurati contenuti; i datori di lavoro, dal loro punto di vista, potrebbero prevedere l’inserimento di coperture assicurative nei loro piani di retribuzione aziendale. Poi ci sono i sistemi statali: oltre ad effettuare una opportuna e necessaria azione informativa, mirata e di massa, potrebbero intervenire magari prevedendo misure ad hoc come incentivi fiscali più consistenti. Proporio per discutere di questi temi, l’Irsa, l’istituto per la ricerca e lo sviluppo delle assicurazioni, ha organizzato nella giornata di oggi un seminario a Milano presso il Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci. L’obiettivo dell’evento è quello di passare in rassegna le diverse forme di protezione, pubbliche e private, che il nuovo welfare prospetta. Si discuterà in particolare l’opportunità che ha il mercato assicurativo e bancario di sviluppare nuovi prodotti di protezione, quali strumenti mettere a disposizione del cittadino per aiutarlo a prendere consapevolezza dei propri bisogni, e soprattutto quali sono le informazioni utili per compiere le scelte di soddisfacimento dei bisogni. *Presidente Irsa e direttore generale Ania