Torna a fare capolino qualche increspatura nei rapporti tra la famiglia Ligresti e Diego Della Valle. Verso la fine di settembre, era sembrato che le tensioni si fossero appianate, dopo che l’imprenditore marchigiano non era riuscito a soffiare a Jonella Ligresti il posto nel cda di Mediobanca e che i due, una volta chiarito l’equivoco, si erano reciprocamente rivolti un complimento dietro l’altro. I fatti, però, hanno sedimentato, per produrre, a distanza di qualche tempo, ben più di una conseguenza. Innanzi tutto, a inizio ottobre, il patron della Tod’s ha annunciato a sorpresa l’uscita dal patto di sindacato di Piazzetta Cuccia. Sembrava che la mossa fosse stata decisa anche nell’ottica di concentrarsi nell’altro salotto buono che lo vede impegnato: quello di Rcs. E così si arriva a ieri, quando Massimo Pini, il rappresentante di Fondiaria-Sai nel patto della società che edita il Corriere della Sera – e qui si può cogliere un’altra conseguenza delle tensioni di fine settembre – ha tentato di sbarrare la strada all’imprenditore marchigiano. «Siamo alle prese – ha detto Pini a margine di un evento sulle assicurazioni – con questo Della Valle che ogni volta che si fa un patto dice che vuole comprare, che vuole vendere e così via. Non si capisce bene che cosa voglia fare. Ma lui ha firmato un patto e quindi si è impegnato fino alla scadenza». Quanto alla volontà, manifestata di recente da Mister Tod’s di rafforzarsi nel patto di Rcs, Pini ha commentato: «Non può dire: voglio comprare, perché se qualcuno vende, ammesso che qualcuno lo voglia fare, l’offerta è proporzionale tra i soci e fino al 2014 Della Valle è legato al patto». Il vicepresidente di Fonsai ha aggiunto di farsi portavoce del pensiero degli altri membri del patto Rcs: «Tutti sono molto perplessi». Inoltre, Pini, parlando della riunione del patto che aveva preceduto la pausa estiva e che aveva, almeno per il momento, impedito a Della Valle un rafforzamento, ha riferito l’aneddoto di un «battibecco di quasi un’ora tra lui e Pesenti». Quanto a Fonsai, Pini, dopo il recente allarme sugli utili (profit warning), ha trasmesso qualche segnale di ottimismo. «La parte finanziaria – ha dichiarato – è già stata svalutata. Le perdite sono state già messe da parte l’anno scorso nel civilistico». E per quel che riguarda il dossier cessioni, Pini ha spiegato che «bisogna trovare dei compratori e riuscire a fare plusvalenze. Abbiamo diverse trattative in corso per Ddor in Serbia e anche per Atahotel. Mi auguro si trovi una soluzione, ma non so quale». Su un secondo fronte, quello infrastrutturale, Fonsai è passata ieri al contrattacco avvertendo il nuovo socio Salini che «non intende vendere la propria quota di Impregilo», società in cui è legata da un patto parasociale con Benetton e Gavio. «Non vogliamo cedere la nostra partecipazione» ha detto Pini spiegando che per Fonsai «non c’è nessun problema a fare un aumento di capitale». Non per altro, secondo indiscrezioni circolate ieri, Igli potrebbe varare a breve un mini-aumento tra i 30 e i 45 milioni.
Un’ipotesi, quella della cessione, che era circolata nei mesi scorsi per le difficoltà finanziarie del gruppo e che, con l’ingresso di Salini aveva dato adito all’avvio di un riassetto in capo al general contractor milanese. «Noi non vogliamo uscire neanche con una buona offerta perchè riteniamo che la società valga molto di più di quanto dice il mercato» ha aggiunto Pini spiegando che «Salini può fare quello che vuole» e non ha nessun rapporto con Igli. Un messaggio chiaro che fa prevedere, per ora, una pace armata tra i soci Impregilo.
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