Gli indici patrimoniali per gli istituti dovranno essere significativamente più alti. Limiti sui dividendi. I listini apprezzano, ma le banche tedesche sono furiose: proposte inappropriate. Fondo Esm anticipato a metà 2012
Un piano in cinque mosse per rivitalizzare le banche e l’Eurozona. Lo ha presentato ieri José Manuel Barroso, presidente della Commissione Ue, all’Europarlamento. Le proposte di Bruxelles sono racchiuse in un documento di otto pagine intitolato «La tabella di marcia per la stabilità e la crescita», che prospetta l’aumento del capitale bancario e l’anticipazione del fondo Esm a metà 2012.
Il piano Ue, pur non precisando i dettagli di alcune misure chiave, ha dato fiducia ai mercati: l’indice Stoxx 600 ha chiuso in rialzo dell’1,65%, con i titoli bancari Ue in crescita del 2,9%.
Alle borse è piaciuto l’atteggiamento risoluto di Barroso e della cancelliera Angela Merkel, che ieri ha assicurato: «L’euro è e resterà forte». Il presidente della Commissione ha evidenziato che i problemi dell’Eurozona possono essere risolti soltanto lavorando su cinque punti critici: Grecia, euro, banche, crescita e governance. Tra questi aspetti, il più atteso alla vigilia era quello sulle banche. Prima del discorso di ieri, si erano diffuse indiscrezioni sull’innalzamento del capitale core degli istituti al 9%. Barroso non ha definito alcuna soglia precisa, ma ha invocato «un coefficiente patrimoniale temporaneo significativamente più alto, costituito da capitale di qualità elevata al netto delle esposizioni».
Gli istituti dovranno muoversi «con urgenza», secondo tre modalità: innanzitutto attraverso fonti private; poi eventualmente rivolgendosi ai governi nazionali; infine attraverso il fondo Efsf potenziato (ma la Francia ha già respinto l’ipotesi di arrivare a quest’ultimo stadio). In caso di aiuti, le autorità nazionali potranno vietare alle banche la distribuzione di dividendi e bonus. Lo stesso avverrà se le banca non rispetterà gli impegni definiti in anticipo sul patrimonio. Il progetto Ue dovrebbe riguardare le banche che hanno partecipato agli stress test Ue, con l’eccezione degli istituti di minori dimensioni e senza attività all’estero. I gruppi maggiori saranno tenuti anche alla massima trasparenza sulle esposizioni al debito sovrano. A tal proposito, l’Eba avrebbe già richiesto alle banche un aggiornamento delle posizioni al 30 giugno.
Il piano di Barroso, che sarà discusso nel vertice Ue del 23 ottobre, dovrà però superare l’opposizione delle banche tedesche: l’associazione di categoria ha detto ieri di considerare «inappropriati» sia i maggiori requisiti di capitale che il divieto sui dividendi. Non è certo da escludere che il settore bancario, come accaduto per Basilea 3, si opponga a norme più severe sul patrimonio. Per raggiungere il 9% di Core Tier 1 e far fronte alle svalutazioni maggiori del previsto sul debito greco, gli istituti europei dovranno raccogliere risorse per circa 200 miliardi. Sempre riguardo al settore finanziario, Barroso ha garantito che entro fine anno saranno definite le proposte di Bruxelles su agenzie di rating, market abuse e derivati.
Inoltre sarà data un’accelerazione alla tassa sulle transazioni finanziarie, dove però è ancora forte l’opposizione del Regno Unito. «Andremo avanti anche da soli», ha detto ieri il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble.
«I problemi delle banche e quelli sul debito sovrano sono interconnessi», ha ricordato ieri Barroso, che ha perciò chiesto ai governi più coraggio. Per difendere l’euro, è necessario «rendere operative al più presto le decisioni del 21 luglio, massimizzando l’efficacia del fondo Efsf»: chiaro riferimento allo stallo del voto in Slovacchia (si veda articolo in pagina). «Non si può viaggiare al passo dei Paesi più lenti, bisogna ricorrere di più alla procedura di cooperazione rafforzata». Barroso per la prima volta ha prospettato anche l’introduzione anticipata di un anno (a metà 2012) dell’Esm, il fondo salva-Stati permanente, finora prevista per il 2013.
Quanto agli altri punti della roadmap, Barroso ha indicato la necessità di liberare gli ostacoli alla crescita, di rilanciare gli investimenti attraverso Eurobond e project bond (saranno presentati la prossima settimana da Bruxelles) e infine migliorare la governance economica nei Paesi Ue, andando anche oltre il pacchetto di sei testi legislativi appena approvato. «Le soluzioni alla crisi sono note, ma finora è mancato un convinto approccio europeo», ha ammesso Barroso, che ha chiesto per la Commissione maggiori poteri sui conti pubblici. Anche Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, ha chiesto in un’intervista ad Handelsblatt sanzioni automatiche per i governi, maggiori poteri per la Commissione e un dividendo per i contribuenti che partecipano ai salvataggi bancari. Il primo passo sarà però mettere in sicurezza la Grecia. Per Erik Nielsen, capoeconomista di Unicredit, la soluzione è in tre fasi: haircut più elevato del previsto sui bond greci, ricapitalizzazioni bancarie da effettuare in 6-12 mesi e potenziamento dell’Efsf. «Ci sono buone ragioni per essere più ottimisti, soprattutto perché, nonostante i possibili rischi, ora è chiaro che i politici europei sono determinati a risolvere la crisi con un pacchetto di misure prima del G20 di novembre», ha concluso Nielsen. L’ottimismo è condiviso dagli analisti di SocGen, secondo cui «gli investitori stanno scontando un eccessivo rischio sull’Italia» Il giudizio sulle banche italiane è perciò salito da underweight a neutral. (riproduzione riservata)