Il rischio è di erodere o addirittura annullare il rendimento 

 Pagina a cura di Duilio Lui  

Di fronte alla sofferenza continua dei mercati, l’imperativo è conoscere le caratteristiche dei vari prodotti di investimento, ma anche la tassazione applicata. Perché i nuovi balzelli introdotti con le ultime manovre economiche e le nuove aliquote che entreranno in vigore con il nuovo anno rischiano di erodere, fino ad annullarli, i rendimenti ottenuti sui mercati finanziari.

 

Occhio al superbollo. Con l’obiettivo di recuperare nuove risorse per i conti pubblici in affanno, con la manovra estiva il governo ha introdotto un aggravio del bollo sul deposito titoli. Una misura più volte rivista nel suo ammontare, fino alla definizione di diversi scaglioni: se l’ammontare non supera i 50 mila euro, la somma da pagare annualmente resta ferma a quota 34,2 euro (di solito addebitati dall’istituto di credito a scadenze trimestrali). Se la giacenza è compresa fra 50 mila e 150 mila euro, il bollo è salito a 70 euro annui e crescerà a 230 euro dal 2013. Se depositi titoli del valore compreso fra 150 mila e 500 mila l’onere è salito a 240 e arriverà a 780 euro. Oltre questo livello si pagano, invece, 680 euro fino al termine del 2012 e 1.100 euro successivamente. Per chi si trova ai confini tra uno scaglione e l’altro, il consiglio è di chiedere alla banca una rendicontazione annuale, in modo da monitorare la situazione complessiva e poter effettuare le scelte conseguenti, come per esempio vendere uno o più titoli in portafoglio per rientrare nella fascia inferiore. Senza, comunque, dimenticare che la movimentazione del portafoglio comporta una serie di costi commissionali. Occorre poi prestare attenzione alla classificazione degli investimenti effettuata dalla propria banca: per fare un esempio, chi detiene solo fondi comuni (senza azioni) non necessita di un conto deposito (sul quale si applicano le aliquote), ma alcune banche in passato tendevano ad aprire questo rapporto. Quindi si può chiedere la chiusura per evitare spese.

 

Il labirinto delle aliquote. L’obiettivo dichiarato era fare chiarezza nel mercato (oltre a recuperare nuove risorse per lo stato), ma il risultato non è stato centrato. L’introduzione dell’aliquota unica a partire dal prossimo anno rischia di creare più di qualche problema di comprensione. Ferma restando al 12,5% l’imposta sui guadagni derivanti dal possesso dei titoli di stato, la riforma introduce un’aliquota unica al 20% per tutte le altre forme di risparmio finanziario: così, chi detiene azioni, etf, fondi comuni, polizze e obbligazioni vedrà crescere il prelievo fiscale rispetto al 12,5% finora applicato sul capital gain, mentre gli interessi dei conti correnti, dei depositi di risparmio e dei certificati di risparmio scenderanno rispetto all’attuale 27%.

In realtà la semplificazione non sussiste affatto per gli investimenti in corso: se infatti i bond privati e le gestioni patrimoniali vedranno applicata fino al 31 dicembre la vecchia aliquota, per poi passare successivamente alla nuova, negli altri casi andrà considerata l’aliquota unica vigente al momento dell’esigibilità o del realizzo della rendita finanziaria. Resta da capire quale tassazione sarà applicata alle somme vincolate nell’anno in corso, con scadenza nel 2012: si attendono chiarimenti dall’amministrazione finanziaria, si spera presto per evitare che i risparmiatori debbano sapere che ne sarà dei propri investimenti solo a conti fatti.

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