Un conto salato quello delle catastrofi climatiche nei primi sei mesi di quest’anno.
Secondo la società Swiss Re, il 2011 si conferma l’anno più costoso per i danni legati ai sismi e il secondo per l’insieme delle catastrofi dopo il 2005, segnato dall’uragano Katrina. Solo nel primo semestre, i costi assicurati delle catastrofi naturali o di origine umana si elevano a 70 miliardi di dollari (50,1 miliardi di euro), due volte di più che nell’intero 2010.
Per fare solo qualche esempio, il terremoto che lo scorso febbraio ha colpito Christchurch in Nuova Zelanda ha provocato tra i 9 e i 12 miliardi di dollari di danni assicurati.
Il sisma e lo tsunami che in Giappone hanno provocato anche una catastrofe nucleare sono quantificati in 30 miliardi di dollari di danni assicurati, mentre le perdite economiche dirette ammontano a circa 210 miliardi. E l’uragano Irene, che a fine agosto ha colpito Caraibi e Stati Uniti, secondo Munich re costerà 7 miliardi di dollari.
Una situazione che spiazza gli stessi assicuratori, finora abituati a inizi di anno più calmi, seguiti da secondi semestri più rischiosi a causa soprattutto dei cicloni. Anche l’affidabilità dei modelli di previsione è messa in discussione, mentre aumentano gli eventi atipici, come per esempio le inondazioni che hanno colpito Copenaghen, in Danimarca.
Una conseguenza certa intanto c’è: in Giappone e Nuova Zelanda le tariffe assicurative a seguito delle recenti catastrofi aumenteranno tra il 30 e il 60%