Gli agenti d’assicurazione – rappresentati dallo Sna – rappresentano un pilastro fondamentale del settore specifico, sotto il profilo del servizio consulenziale offerto ai clienti; ma costituiscono anche una realtà estremamente significativa sul mercato del lavoro, dato il notevole indotto rappresentato dalla vasta rete di collaboratori e dipendenti che ruotano attorno alle agenzie assicurative.
Abbiamo chiesto ad Antonello Galdi, direttore del Sindacato nazionale agenti, di esprimersi in merito alla manovra finanziaria nella sua fase decisiva. Anche perché, per alcuni aspetti, questa tocca direttamente il settore.
Domanda. Direttore, vuole dare una valutazione complessiva della manovra finanziaria 2011-2013?
Risposta. In termini generali esprimiamo un senso di preoccupazione soprattutto per le sorti dell’Italia. Nel giro di qualche mese, improvvisamente, ci siamo accorti che eravamo a rischio default. La speculazione internazionale sui titoli di stato ha messo in luce tutte le debolezze della finanza pubblica italiana. A questo punto è intervenuta la Bce che, con la lettera-monito del 5 agosto, (Trichet-Draghi) ha dettato, in sostanza, l’agenda delle misure governative. Ebbene, rispetto ai tre capisaldi enunciati nella missiva – pareggio di bilancio, riduzione della spesa pubblica, sostegno alla crescita economica – siamo costretti a registrare come la manovra del Governo si concentri soprattutto sull’intensificazione della tassazione (in un paese che è primo fra i partner europei per il prelievo fiscale), e poco sui tagli alla pubblica amministrazione (addirittura con il rinvio a un ddl di rango costituzionale per i non più sostenibili costi dell’apparato politico). Da valutare, poi, la copertura sulle misure volte a contrastare l’evasione fiscale. Residuali e, in ogni caso, insufficienti le misure che suscitino una ripresa economica.
D. A suo avviso quali effetti potrebbero verificarsi anche sul piano dei rapporti internazionali dell’Italia?
R. È indubbio che il nostro paese – ma la valutazione è estendibile all’intera Ue – è a un bivio. I mercati ci hanno posto sotto osservazione e si attendono quelle riforme strutturali che stabilizzino il sistema economico-finanziario. Tanto più che l’Italia non può reggersi all’infinito sugli interventi quantitativi (non convenzionali) della Bce sul mercato secondario con l’acquisto dei Btp governativi per ridurre lo spread da quelli tedeschi di riferimento (a lungo andare gli stessi interventi della banca centrale perderanno efficacia). È vivace il dibattito in sede europea sugli eurobond. Ma gli stessi, così come il rafforzamento dell’Efsf (European financial stability facility, fondo europeo salva-stati), che non pochi problemi sta affrontando in Germania (vedasi il dibattito sulla riserva del potere di veto al Parlamento o il ricorso alla Corte costituzionale da parte di alcune forze imprenditoriali), richiedono, per generare effettivamente stabilità, decisioni politiche economiche unitarie. Probabilmente è arrivato il momento di un ulteriore salto di qualità e giungere finalmente all’Unione politica europea.
D. Scendendo nel dettaglio, l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie tocca da vicino il settore assicurativo. Quali crede che saranno le ripercussioni – oltre che per i cittadini italiani – per la categoria professionale degli intermediari assicurativi?
R. All’indomani del varo della prima versione della manovra (quella del 12 agosto per intenderci) il Sindacato ha opportunamente segnalato al Governo la criticità dell’armonizzazione delle rendite finanziarie soprattutto con riferimento ai proventi derivanti dalle polizze vita che da sempre sono considerate dalla collettività forme di risparmio ad alto valore sociale. Data la gravità del momento, con senso di responsabilità riusciamo a comprendere la permanenza dell’aliquota del 12,50% sui titoli di stato volta ad agevolarne l’acquisto da parte degli investitori (rectius risparmiatori), reperendo così sul mercato i fondi necessari per rifinanziare il debito pubblico. Tuttavia non poche difficoltà si porranno agli intermediari nel distinguere i titoli a tassazione agevolata da quelli soggetti alla nuova aliquota. Prendiamo ad esempio le unit linked: questo tipo di polizze vita sarà tassato al 20%, salvo per la parte dei proventi riferibile ad investimenti in titoli di stato che continuerà ad essere soggetta all’aliquota agevolata.
D. Una critica, che da più parti viene mossa alla manovra, è di non aver offerto spunti e spazio al rilancio dell’economia e alle liberalizzazioni. Cosa ne pensa, sul piano generale e nello specifico riguardo all’ambito assicurativo?
R. Con tutta evidenza, è la parte più debole e lacunosa della manovra. Francamente ci saremmo aspettati maggior coraggio dal governo e, più in generale, un maggior senso di responsabilità dall’intera classe politica. In una sorta di continuità con le riforme Bersani del 2007, nell’intento di liberalizzare i processi economici e le attività d’impresa, sarebbe stato opportuno continuare il percorso riformistico per giungere ad un’apertura del mercato delle professioni e a una maggiore privatizzazione. Nulla o poco di tutto questo. Dal nostro osservatorio restano sul tappeto le riforme che la categoria degli agenti di assicurazioni si attende: il via libera all’ampliamento delle collaborazioni, l’estensione del divieto di esclusiva anche ai mandati vita, lo snellimento degli oneri amministrativi con l’affievolimento delle sanzioni (queste ultime misure, in realtà, di competenza più della normativa regolamentare che di quella primaria). Quanto alle facilitazioni delle attività transfrontaliere dovrà attendersi l’emanazione definitiva della nuova direttiva (IMD2), attesa per il 2013. Non è più il tempo degli interessi di parte e contrapposti, ne vale la credibilità dell’intero sistema-paese. L’appello del presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, è chiarissimo: occorre coesione politica e sociale, ma anche – aggiungerei – una dimensione più etica della politica economica.