I soci tedeschi, forti di un accordo di bancassurance e vicini al presidente Rampl, non vogliono diluirsi nel capitale Le Fondazioni possono partecipare per un’operazione fino a 2 mld. Ma oltre questa soglia potrebbero esserci new entry
I soci tedeschi di Unicredit, ben lungi dal lanciarsi in improbabili scalate alla banca, si preparano a partecipare al prossimo – probabile – aumento di capitale che Piazza Cordusio potrebbe lanciare tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo.L’operazione potrebbe offrire anche la possibilità di riposizionarsi nell’azionariato. In altri termini, secondo indiscrezioni raccolte da F&M, Allianz, che attualmente ha in mano il 2,043% di Unicredit, in caso di ricapitalizzazione, sarebbe pronta a sostenere la sua parte per non diluirsi. Sembrano invece non trovare molti riscontri le indiscrezioni, riportate da un recente articolo del WirtschaftsWoche, secondo cui l’istituto di di Federico Ghizzoni, complice una capitalizzazione di Borsa in continuo calo, potrebbe finire nel mirino di scalate estere, magari proprio in partenza dalla Germania. Il giornale tedesco, inoltre, da una parte, evidenzia come le attività in Germania della banca stiano tutto sommato andando bene, ma dall’altra, sottolinea anche alcune criticità, come l’esposizione pari a 40 miliardi di euro in titoli statali italiani, con gli spread del Belpaese che ultimamente sono stati parecchio sotto pressione.
Il WirtschaftsWoche riprende, poi, alcuni rumor, sempre smentiti, riguardanti la possibilità di una cessione della divisione di Hvb a Monaco sui clienti privati, sottolineando poi che almeno per il momento sarebbe stata accantonata l’ipotesi di modifica del marchio tedesco in Unicredit (un intervistato faceva «simpaticamente» notare che in questo momento avere un marchio italiano potrebbe portare soltanto problemi).
Quanto alla questione della capitalizzazione della banca, a giudicare dalla chiusura di Borsa di ieri, dove le azioni Unicredit hanno guadagnato un timido 0,58% a 0,948 euro, il valore è ormai sceso drasticamente a 18,31 miliardi. Un livello che ha fatto sì che due giorni fa la società fornitrice Stoxx Limited annunciasse l’uscita, tanto di Unicredit quanto dell’altra big bancaria italiana, Intesa Sanpaolo, dal paniere europeo Stoxx Europe 50. E, soprattutto, un livello che, ultimamente, ha fatto tornare in auge le voci di possibili scalate. Sembra, tuttavia, da escludere che i soci di Allianz, il cui ingresso in Unicredit risale al lontano 1993, dietro invito del Governo, quando ancora la banca era il Credito Italiano, possano decidere di procedere con un takeover. Sembra, invece, come detto, che il colosso assicurativo tedesco si stia già preparando a prendere parte all’aumento di capitale che la banca potrebbe a breve lanciare. Così i soci di Allianz, che con un Unicredit hanno un accordo di bancassicurazione e che risultano vicini al presidente Dieter Rampl (austriaco di nascita ma cresciuto in Germania), potranno mantenere invariata la propria partecipazione appena superiore al 2% (cosa, del resto, già fatta in occasione delle precendenti ricapitalizzazioni di Piazza Cordusio).
A inizio agosto, l’amministratore delegato di Unicredit, Ghizzoni, aveva precisato che eventuali misure di capital management (aumenti compresi, che secondo gli analisti sarebbero ormai sempre più probabili) sarebbero state annunciate in concomitanza con il nuovo piano industriale. Secondo quanto ipotizzato da F&M il 5 agosto, la ricapitalizzazione potrebbe avere un valore attorno ai 2 miliardi. Che dovrebbe essere la cifra massima che consente alle Fondazioni socie (guidate da Cariverona) di prendere parte all’operazione senza diluirsi. Viceversa, in caso di operazione per un importo maggiore, gli enti potrebbero, almeno in parte, chiamarsi fuori. Aprendo, in questo modo sì, qualche varco a potenziali nuovi investitori con intenzioni di takeover.