Stress da lavoro correlato: procede a fatica l’adeguamento delle aziende alla normativa entrata in vigore il 31 dicembre 2010 ai sensi dell’art. 28 del dlgs. 81/2008 e del dl 78/2010 che ha imposto ai datori di lavoro l’effettuazione della valutazione del rischio da stress lavoro correlato nell’ambito della valutazione dei rischi aziendali (e della valutazione devono essere indicati i termini iniziali e quelli finali).
E gli imprenditori, specialmente delle PMI, hanno mal digerito quest’adempimento (v. box). A quasi nove mesi dall’introduzione dell’obbligo di valutazione, ItaliaOggi Sette fa il punto.
Inail: italiani più stressati degli europei
Ma in quale quadro avanza, sia pure a fatica, la valutazione dello stress lavoro correlato? L’Inail, sentito da ItaliaOggi Sette, ha risposto con i dati: lo stress da lavoro, ossia un «insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifestano quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore», rappresenta in ambito europeo dal 50 al 60% delle giornate lavorative perse in un anno. Non solo: il 22% dei lavoratori del Vecchio Continente sono interessati dalle condizioni di stress e l’Italia super la media con il 27%. E questo ha un costo economico: secondo le stime dell’Unione Europea tra i 15 e i 20 miliardi di euro. L’istituto ha anche varato, di recente, un manuale in PDF distribuito gratuitamente su http://www.ispesl.it/focusstresslavorocorrelato/index.asp grazie al quale le aziende possono valutare il rischio stress lavoro correlato. Sempre allo stesso indirizzo è possibile trovare schemi di questionario e strumenti di valutazione. Registrandosi sul portale si può utilizzare il software per l’elaborazione dei dati raccolti ed il Tutorial per il Focus Group con responsabili e collaboratori, rappresentativi per ruoli e attività, è necessario effettuare la registrazione online.
Cause ed effetti
A creare lo stress lavoro correlato possono essere cause interne al posto di lavoro: alti carichi di lavoro e tensione emotiva elevata causata da violenze e molestie in ufficio. Ma non solo: i cambiamenti del mondo del lavoro, l’uso di nuove forme di contratti e la scarsità di posti, l’invecchiamento della forza lavoro a causa dell’assenza del giusto turn-over possono influenzare la vita dei lavoratori. Infine pesa anche la vita privata: quando si verificano interferenze e squilibri tra l’occupazione e la vita privata possono portare a condizioni di stress.
Quali possono essere gli effetti? Innanzitutto viene danneggiata l’azienda: vengono meno impegno, prestazione e produttività del lavoratore. Questo può anche generare incidenti causati da errore umano, turnover del personale, abbandono precoce, assenteismo e le implicazioni legali correlate. Il lavoratore può essere danneggiato nella sua salute, con disturbi fisici (cardiopatie, mal di schiena, cefalee, disturbi intestinali o altro), oppure psichici (ansia, depressione, difficoltà di concentrazione, ridotte capacità), fino a modifiche dello stile di vita e del comportamento.
Industria, 371 casi nel 2010
Scorrendo i dati forniti dall’Inail a ItaliaOggi Sette, è possibile stilare una graduatoria dei settori più stressati analizzando le malattie professionali denunciate. Nel periodo 2006-2010 l’agricoltura ha toccato il picco di 6 casi nel 2007, mentre nello stesso anno il settore dell’industria e i servizi è arrivato a quota 513. Da allora il trend è stato discendente, con 447 casi nel 2008, 389 nel 2009 e 371 l’anno scorso. Nel settore degli impiegati statali il numero di cause contro lo Stato per stress lavoro correlato si è mantenuto stabile negli anni 2008 e 2009 (25 casi), scendendo a 15 nel 2010. La percentuale dei casi riconosciuti come malattia professionale da stress lavoro-correlato si attesta intorno al 10-12% dei casi denunciati. E intanto c’è chi ha trovato il business grazie allo stress: in Rete proliferano corsi di formazione e valutatori dello stress lavoro correlato a basso costo.
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