Consob decide oggi. Nel Vecchio continente, ruolo chiave dell’Esma Dove, intanto, spuntano sorprese nella partita delle agenzie di rating
Fari puntati sulla super Autorità di vigilanza Ue. In questi giorni di mercati ad altissima volatilità, l’Esma sta giocando una doppia partita cruciale: quella più stringente riguarda lo short selling, tema scottante al punto che, secondo alcuni rumors, presto potrebbe diventare globale con la discesa in campo di Wall Street. Il secondo match riguarda invece l’accreditamento delle agenzie di rating europee, ed è destinato ad avere un impatto sul debito sovrano.
La querelle sul divieto di vendite allo scoperto è in corso da inizio settimana: da lunedì, infatti, si susseguono i contatti tra i quattro Paesi che hanno imposto lo stop. Il presidente della Consob Giuseppe Vegas è stato in costante collegamento con i presidenti delle Autorità di vigilanza di Francia, Spagna e Belgio. Le consultazioni sono proseguite anche ieri e la decisione, che dovrebbe essere condivisa da tutte e quattro le Autorità, dovrebbe arrivare oggi o al massimo domani. È sabato (giorno in cui i mercati sono chiusi) che scade il termine di due settimane del divieto imposto il 12 agosto scorso, in piena tempesta finanziaria. E mentre l’Esma gioca solo un ruolo di coordinamento, la decisione spetta alle Autorità nazionali, ma la concertazione è fondamentale se si vuole evitare che la speculazione si scateni sul Paese che decidesse di prorogare il divieto singolarmente. Nella decisione influirà anche l’andamento dei titoli finanziari sulle Borse. La situazione sui mercati non è cambiata, basta osservare la performance del Ftse Mib, che dal 12 agosto ha lasciato sul parterre quasi 7 punti percentuali. E proprio le banche, sulle quali era vietato vendere allo scoperto, sono state al centro di vendite massicce. Dopo il crollo di inizio settimana, ieri gli istituti italiani (Bpm a parte) hanno tirato il fiato. Nel caso in cui il divieto di short selling non fosse prolungato, resterà comunque valido l’obbligo di comunicare le posizioni nette corte che superino lo 0,2% della capitalizzazione di una società quotata. In ogni caso, la novità più grande è attesa Oltreoceano: di vendite allo scoperto si comincia a parlare anche a Wall Street. Dietro il rally delle banche Usa di due giorni fa (Citigroup +4,8%, Wells Fargo +4,6% e Jp Morgan +4,1%) ci sarebbero state, secondo un report di Nomura, congetture di uno stop alle vendite allo scoperto sui titoli finanziari anche a New York. La seconda partita che entrerà nel vivo a settembre riguarda il rating. L’Esma conta di finire il lavoro di accreditamento entro la fine dell’anno, anche se il regolamento che impone alle agenzie di essere registrate o certificate non pone una deadline e le agenzie possono in ogni caso continuare a operare anche se non sono accreditate. Certo, ha fatto scalpore la bocciatura di Consob (che fa parte del comitato europeo di valutazione) su Moody’s e Standard&Poor’s. Allo stato attuale, le procedure operative delle due big Usa non vanno bene e la Commissione ha chiesto di adeguarle alla normativa europea. Se è impensabile che nel panorama dei giudizi sui debiti sovrani degli Stati europei manchino quelli più autorevoli o comunque quelli che finora sono stati seguiti dai mercati, l’Esma ha sul tavolo altre agenzie che si candidano a giocare sullo scacchiere continentale. Nel business, in base a quanto risulta dalla lista dell’autorità Ue consultata da F&M, ci sono già diverse candidate. In tutto, sono nove quelle a posto con il regolamento europeo: sei tedesche, una bulgara, una greca e una giapponese, la Japan Credit rating Agency. E quest’ultima, la Jcr, è già attiva nei sovereign. Per la cronaca, all’Italia assegna la doppia A, mentre la tripla A è accordata a Usa, Francia, Uk, Germania, Norvegia, Olanda, Finlandia, Singapore e, a sorpresa, anche alla Spagna. Ma quello che tutti attendono come bilanciamento allo strapotere delle tre big Usa è la creazione dell’agenzia europea, spinta dalla Germania e gradita anche alla Francia. L’agenzia deve essere di carattere pubblico. L’ipotesi più probabile è che sarà istituita all’interno dell’Eurostat, un’istituzione europea già operativa e per di più con accesso ai dati economici e con una grande capacità di elaborazione.