L’intesa sul tetto del deficit Usa (ancora da votare alla Camera e al Senato) ha frenato solo per poche ore i ribassi Pesa il dato dell’Ism manifatturiero. Piazza Affari amplifica la discesa e lo spread Btp-Bund segna il record storico
L’accordo annunciato da Barack Obama con i capigruppo al Congresso sulla questione del tetto del debito Usa non ha frenato la caduta dei principali listini azionari mondiali, positivi solo in mattinata e poi scivolati in territorio negativo con ribassi di quasi il 2,90% in Europa. Piazza Affari, in linea con quanto accade da oltre un mese a questa parte, ha poi amplificato la discesa (iniziata già nelle prime battutte) con un tonfo prossimo al 4 per cento. Colpa, ancora una volta, delle blue chip del settore bancario, ieri gravate oltre che dalla sindrome greca anche dal taglio di una serie di target price da parte di Citigroup. Un inizio decisamente poco incoraggiante per un una settimana che si preannuncia cruciale date le 13 trimestrali in calendario tra le big cap del Ftse Mib nei prossimi quattro giorni.
Nel frattempo la volatilità media a dieci sedute dell’indice milanese è balzata a oltre il 40% segnando il top tra i principali panieri azionari mondiali. E con punte superiori al 90% per titoli del calibro di Intesa SanPaolo e Unicredit. Un vero e proprio invito a nozze per gli speculatori (istituzionali e non) che hanno messo nel mirino l’Italia. Specie per quelli che utilizzano strumenti derivati quali future, Etf e certificati dotati di effetto leva per amplificare i ribassi dei corsi. Sul mercato obbligazionario inoltre, lo spread Btp-Bund ha segnato ieri il nuovo record storico a 354 punti.
Per comprendere l’incipit dei movimenti borsistici di ieri, a livello globale, bisogna guardare cos’è successo e cosa nei prossimi giorni potrebbe accadere negli States. L’accordo raggiunto da nella notte tra domenica e lunedì ha portato all’approvazione di un nuovo piano che prevede l’innalzamento del tetto del debito di 2.100 miliardi di dollari (sufficiente sino al 2013) e un taglio del deficit per 2.500 miliardi nei prossimi dieci anni. Un piano che permette agli Usa di scongiurare il rischio default e, probabilmente, evitare il downgrade del debito americano da parte delle maggiori agenzie di rating. Ma che andrà però votato nelle prossime ore dalla Camera e dal Senato. Una situazione che si è riflessa in un ottimismo esauritosi nel giro di poche ore.
A cancellare del tutto l’euforia degli operatori ha poi contribuito la pubblicazione del dato macroeconomico relativo all’indice Ism manifatturiero, risultato a luglio in calo a 50,9 punti contro un consensus medio degli analisti fissato a quota 54,5 e un valore precedente di 55,3. Morale, l’approvazione del piano anti-default Usa, purtroppo (almeno per i rialzisti a oltranza), non va a influire sui dati macro statunitensi che ogni giorno, ormai da settimane, vediamo risultare in peggioramento concorrendo così ad aggravare il giudizio sullo stato di salute dell’economia a stelle e strisce. Si pensi, per esempio, ai dati sull’occupazione e alla fiducia dei consumatori che testimoniano come la crescita stia di fatto rallentando. In particolare per l’occupazione, questa settimana, essendo la prima del mese, è quella in cui vengono pubblicati i dati relativi allo stato di salute del mercato del lavoro Usa: mercoledì 3 agosto verrà diffuso il dato redatto dall’istituto Adp e venerdì 5 sarà poi la volta del tasso di disoccupazione e della variazione dei non farm payrolls, i salari dei lavoratori non agricoli. Come reagirà Piazza Affari? Ancora amplicando un’eventuale ulteriore discesa oppure limitando la potenziale caduta visti i bassi livelli e multipli raggiunti? Di certo c’è che solo che ieri ben 12 dei 40 titoli del Ftse Mib (Intesa SanPaolo, Banco Popolare, Ubi Banca, Fondiaria-Sai, Mps, Mediaset, A2a, Enel, Fiat, Telecom, Bpm e Finmeccanica) sono stati sospesi per eccesso di ribasso ed entrati in asta di volatilità.