La borsa di Milano sale del 3,8%. Le quotazioni di Intesa, Unicredit e Ubi volano tra scambi superiori alla media. Merito anche del calo dello spread Btp-Bund sotto 250 punti. Il bond decennale scende al 5,3%
di Francesco Ninfole
Forti rialzi ieri in borsa per le banche italiane: l’indice di settore ha guadagnato l’8,9%. I titoli finanziari hanno trascinato il listino milanese (+3,8% il Ftse Mib), il migliore ieri in Europa. La svolta è arrivata alle 14. Le prime indiscrezioni circa un accordo sul caso-Grecia hanno scosso una seduta fino a quel momento piatta (con apertura in negativo) e hanno fatto schizzare in alto le quotazioni. A fine giornata Intesa (sospesa anche per eccesso di rialzo) ha chiuso con un +9,54%, mentre Unicredit è salita del 9,95%. Balzi anche per Banco Popolare (+8,6%), Mps (+7,6%) e Ubi (+9,9%). Le banche italiane, nei giorni scorsi penalizzate sui listini rispetto agli istituti stranieri, ieri hanno invece superato la media Ue (+4,1%). Al mercato sono piaciute le ipotesi circolate nel pomeriggio sull’estensione del ruolo dell’Efsf in merito agli acquisti di bond governativi e alle ricapitalizzazioni bancarie. «La possibilità di acquistare titoli di Stato sul mercato secondario renderà meno invitante la speculazione sull’obbligazionario», ha spiegato Stefano Mach, gestore azionario di Azimut. Il divario tra Btp e Bund decennali è sceso sotto 250 punti base. Si tratta di un livello ancora alto (prima della recente turbolenza sul debito sovrano era sotto quota 200), ma comunque lontano dal record di 347 punti toccato il 12 luglio. Anche il rendimento assoluto del Btp decennale è sceso di 25 centesimi a 5,32%, dopo aver superato nei giorni scorsi il 6%. Giù anche gli spread di Spagna, Grecia, Portogallo, mentre l’euro è risalito in zona 1,44 dollari. Lo spread Btp-Bund, indice del rischio percepito sull’Italia, resta il principale fattore a influenzare i titoli bancari. L’allargamento del divario sui bond causa l’aumento del costo della raccolta degli istituti e perdite potenziali nel portafoglio titoli. Perciò il restringimento dei valori (segno di un rilassamento dei mercati) ha guidato la ripresa dei prezzi. Rialzi vistosi come quelli di ieri sono dovuti a quotazioni depresse rispetto ai fondamentali: il rapporto tra prezzo e patrimonio, nonostante i rialzi delle ultime sedute, è ancora largamente inferiore a 1 (0,58 per Intesa e 0,41 per Unicredit). I mercati hanno scontato finora il pessimismo sul futuro della Grecia e le possibile conseguenze per l’Eurozona: perciò è sufficiente la riduzione dell’incertezza su Atene e il ritorno della fiducia per innescare la ripresa. La volatilità è stata finora accentuata dalla bassa liquidità dei mercati. Ieri l’ondata di ottimismo ha spinto gli scambi: il controvalore è stato di 4,3 miliardi dai 2,6 di mercoledì. Per i titoli bancari i volumi sono stati molto superiori alla media, con scambi pari al 3-4% del capitale (quasi 6% per Bpm). In questa settimana da ottovolante i titoli bancari hanno recuperato i ribassi di lunedì (prima seduta dopo la pubblicazione degli stress test) e ora hanno un saldo positivo di circa l’11%. Ma rispetto a 12 mesi fa Unicredit è ancora indietro del 30%, Intesa del 18%. Piazza Affari da gennaio è a -3% e ha quasi recuperato lo svantaggio rispetto alle altre borse Ue, che sono attorno alla parità (solo Francoforte è a +5%). Intanto gli analisti, al di là delle variazioni sui titoli, valutano gli effetti reali sui bilanci provocati dalla crisi dei debiti pubblici. Deutsche Bank ieri ribassato gli utili per azione attesi per il comparto italiano del 18% per il 2011 e dell’11% per il 2012. Questi tagli possono essere considerati il conto della crisi dell’Eurozona. La banca tedesca resta «cauta» sul settore italiano nel breve periodo per le pressioni sulla redditività. Nel lungo periodo invece si è detta «ottimista sul settore grazie alle attese per un miglioramento nel costo del credito e per una certa crescita dei ricavi». (riproduzione riservata)