Il gruppo decide di allineare il valore della quota ai prezzi di mercato portandola da 25 a 14 euro per azione per un controvalore di 500 milioni rispetto ai 900 dell’investimento iniziale. Crescono i business industriali
di Andrea Montanari
La finanza distrugge quel che l’impresa crea. Analizzando l’andamento del business complessivo della De Agostini emerge che l’investimento nelle Generali (2,3%) ha impattato in maniera talmente rilevante sui conti 2010 del gruppo di Novara da annullare le positive performance delle attività industriali.
L’ingresso nel capitale del Leone di Trieste (avvenuto all’indomani della cessione della partecipazione in Toro Assicurazioni) costato 900 milioni, dopo l’allineamento della quota ai prezzi di mercato, vale adesso 500 milioni. La decisione di portare da 25 a 14,21 euro il valore di carico delle azioni in portafoglio ha avuto un impatto di 404 milioni sul conto economico, per il relativo impairment sulla partecipazione. Un dato che sommato ad altri allineamenti e oneri finanziari ha provocato una perdita di 551 milioni a fronte di ricavi per 4,32 miliardi (+4%) e un ebitda di 876 milioni (9,4%). Risultati realizzati in un anno complesso a livello generale che, però, passano in secondo piano rispetto all’impatto dell’investimento inGenerali. La diversificazione finanziaria ha già avuto nel recente passato un impatto negativo reale di 200 milioni successivo alla chiusura con minusvalenza dell’equity swap su sui titoli del Leone.
In pratica, la perdita potenziale legata all’ingresso nel capitale di Trieste è di 600 milioni a fronte di un investimento complessivo di 1,5 miliardi tra azioni ed equity swap. «A fronte di questa perdita potenziale però abbiamo incassato finora 122 milioni di dividendi totali», ha detto il direttore generale di De Agostini, Paolo Ceretti. «Di fatto il saldo netto, compreso di interessi, sarebbe di 485 milioni, dei quali 404 milioni di impatto puramente contabile». Tradotto, per l’azienda la reale perdita sulla partecipazione è di 81 milioni. Resta il fatto che l’affare-Generali resta per ora una scommessa strategica persa. «Non aumenteremo la quota e non siamo intenzionati a comprare altri pacchetti», specifica Ceretti facendo riferimento a un possibile interessamento alla quota nella compagnia triestina (1,1%) che Fondiaria-Sai potrebbe cedere. «Le risorse del gruppo sono limitate e le allocheremo nei business industriali».
Attività quali Lottomatica (sempre più forte negli Usa con G-Tech), Zodiak (terzo player mondiale nella produzione di contenuti tv), Antena3 (terza emittente in Spagna) e l’editoria tradizionale che regalano soddisfazioni al gruppo controllato dalle famiglie Boroli e Drago. Industriali che possono contare anche sull’apporto della finanziaria quotata Dea Capital, che attraverso First Atlantic Real Estate è in procinto di dare vita alla prima sgr immobiliare d’Italia tramite la fusione con Fimit. «Uno degli obiettivi dei prossimi anni sarà alleggerire il debito del gruppo (4,58 miliardi) potendo fare leva sul cash flow delle partecipate, in particolare Lottomatica», dice Ceretti in contatto costante con le banche per studiare la rimodulazione e la rinegoziazione dell’esposizione.
È dai settori industriali che il gruppo conta di ottenere i maggiori benefici anche in futuro, come dimostrano i dati del primo semestre 2011. A fine giugno i ricavi ammontavano a 1,13 miliardi (+22%) e l’ebitda a 262 milioni (+23%). Il net asset value, nel frattempo, è salito da 1,7 a 2,1 miliardi nell’arco di sei mesi. Per fine anno, poi, l’azienda stima un giro d’affari di 4,8-5 miliardi e un mol di 0,95-1 miliardo. «Target ambiziosi che confermano la bontà delle scelte industriali. Basti pensare che per la prima volta l’ebitda raggiungerà il miliardo quando nel 2006 era di 400 milioni nel 2006», ha concluso Ceretti.
Infine l’accomandita B&D Holding ha approvato il bilancio 2010 che si è chiuso con un utile di 15,6 milioni a livello civilistico grazie ai dividendi incassati dalla controllata lussemburghese B&D Finance. La sapa ha così deciso di distribuire ai soci una cedola di 14,7 milioni. (riproduzione riservata)