Il Governo inasprisce la tassazione sui conti titoli e allora è meglio investire in depositi liberi e vincolati offerti dalle banche. I gusti dei risparmiatori potrebbero cambiare nel corso dei prossimi 18 mesi. Le norme approvate con la manovra correttiva potrebbero avere come effetto uno spostamento dai titoli di stato e le obbligazioni agli strumenti di impiego della liquidità.
Le nuove norme
Le nuove disposizioni prevedono che a inizio 2013 sarà pienamente operativa la nuova tassazione sui dossier titoli. In base al testo della manovra inviato dal governo al presidente della Repubblica, chiunque investe in titoli di qualsiasi emittente attraverso una banca o una sim dovrà pagare un’imposta di bollo pari a 120 euro, fino ad ora l’onere era di 22,80 euro. Dal 1° gennaio 2013 il bollo però diventerà una vera e propria imposta progressiva con tanto di scaglioni. L’entità dell’onere tributario è legata al valore dei titoli. Il contribuente pagherà 150 euro fino a 50.000 euro di controvalore, 380 euro oltre i 50.000.
Effetto sostituzione
Cerchiamo di capire ora fino a che punto potrebbe manifestarsi questo effetto sostituzione di titoli di debito in prodotti per la gestione della liquidità. Ipotizziamo che i tassi di intesse sui titoli di stato a breve scadenza, i Bot, non si spingono ragionevolmente nel giro di un anno sopra il 2,50% lordo (al momento in cui si scrive sono al 2,20%). Per essere conveniente sotto il profilo economico e coprire spese e tasse l’investimento in titoli di stato deve avere un controvalore superiore a 6.357 euro, questo fino alla fine del 2012. Con il superbollo del 2013 «l’asticella» si alza ancora di più. L’ammontare investito dev’essere ancora più consistente per coprire gli oneri vari. L’investitore deve prestare allo stato più di 7.947 euro. Ma perché si deve essere esposti oltre questa cifra? Sull’investimento in Bot e più in generale sui titoli di Stato, graveranno infatti i costi del nuovo bollo (come indicato 120 euro fino al 2012 e dal 2013 150 euro). L’investitore deve poi considerare le commissioni di negoziazione o sottoscrizione, per i Bot annuali possono arrivare allo 0,30%.
Sotto gli importi indicati quindi, 6.357 euro fino al 2012 e dal 2013 7.947, se non si vuole perdere è più conveniente investire su prodotti delle banche che remunerano la liquidità a prescindere dal tasso offerto. Fanno parte di questa categoria: i conti correnti, i depositi liberi e quelli vincolati.
Cosa conviene fare
Alla luce delle nuove disposizioni e investendo un capitale superiore ai limiti indicati un’altra domanda che potrebbe porsi il potenziale investitore è la seguente: visti bolli e commissioni di sottoscrizione mi conviene impiegare il capitale in uno dei prodotti sulla liquidità offerti dalla banca o in titoli di stato. La valutazione è semplicissima. Se la banca mi offre un rendimento lordo superiore al 2,25% o sopra l’1,89% netto meglio affidarsi agli istituti di credito. Nel confronto si è tenuto conto che a partire dal 2012 la tassazione sui guadagni rivenienti dai prodotti della liquidità dovrebbe passare al 20%. L’armonizzazione delle imposte sul capital gain su tutti i prodotti finanziari, ad esclusione dei titoli di stato, salvo sorprese, è infatti uno dei pilastri della prossima riforma fiscale.
Per correttezza va precisato che chiaramente cambia anche il livello di rischio dell’emittente, una cosa è prestare soldi allo Stato un’altra a un singolo istituto di credito.
Le proposte delle banche
La proposte delle banche in questo senso però già non mancano. Passando all’analisi della remunerazione dei depositi vincolati Banca Ifis con il Rendimax e Ibl Banca si spingono fino al 3,55%. Ing con il conto Arancio, Iwbank, Webank e Banca Mediolanum offrono il 3,50. CheBanca propone il 3%, Fineco, infine, il 2,41% netto. Si tratta in tutti i casi di depositi vincolati a un anno privi di particolari condizioni accessorie gravose e aggiuntive. Le somme depositate devono essere mantenute però fino a scadenza.
Per quanto riguarda i depositi liberi, al momento, gli unici che passano la prova di convenienza rispetto a titoli di stato sono il prodotto di Ibl Banca e quello di Banca Ifis, il primo offre il 3,03% lordo e il secondo offre il 2,30%.
L’investitore potrà valutare, infine, anche eventuali pronti contro termine proposti dalla banca. Il prodotto non dovrebbe essere colpito dalla nuova imposta di bollo. Il pct è infatti un prestito in cash che il risparmiatore fa alla banca a fronte di garanzie in titoli offerti dallo stesso istituto di credito. I titoli rimangono quindi nel bilancio della banca, tuttavia non è escluso che su questo tema potranno giungere non pochi quesiti all’Agenzia delle Entrate in sede di applicazione della norma.