Il presidente dell’Autorità dei mercati: «Senza liberalizzazioni, crescita a rischio».
Faro su commissioni bancarie, premi Rca e municipalizzate Richiamo ufficiale per Fs, Poste e Telecom Italia, che devono aprire maggiormente alla concorrenza. Una stoccata contro le assicurazioni, visto che nel 2010 i premi Rc auto sono saliti del 25% mentre quelli per le moto addirittura del 35%. Faro puntato sulle banche «sospettate di subordinare nei fatti la concessione dei mutui alla sottoscrizione di polizze vita particolarmente costose». Infine, un monito alla politica locale che non deve approfittare del sì al referendum sull’acqua pubblica per «occupare definitivamente» le aziende municipalizzate. Il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, è sul piede di guerra nel giorno della presentazione al Parlamento della Relazione annuale dell’Autorità garante del Mercato e della Concorrenza perché, a suo avviso, «nell’ultimo periodo il processo riformatore si è arrestato e le liberalizzazioni sono scivolate via dalle priorità dell’agenda politica. Troppo spesso le nostre richieste di intervento legislativo vengono ignorate, come è accaduto in sei anni di applicazione della legge sul conflitto di interessi». L’allarme è forte perché, denuncia a chiare lettere Catricalà, «senza concorrenza è a rischio la vitalità, già compromessa, del sistema economico». E in alcuni settori più di altri è necessario intervenire con urgenza. «Ferrovie, gestioni autostradali e aeroportuali, governance bancaria e assicurativa restano i settori sui quali è prioritario introdurre assetti di mercato realmente competitivi che possano agevolare la ripresa della crescita». Una problematica che si intreccia con il tema delle reti. «Su chi le possiede in esclusiva – ha tuonato Catricalà – grava una speciale responsabilità ma i monopolisti danno l’impressione di volerla eludere: un presunto abuso di posizione dominante è stato contestato al Gruppo Ferrovie, due a Telecom, due a Poste». «Fa bene a dire queste cose, a spingere per la liberalizzazione», commenta subito dopo l’ad di Fs, Mauro Moretti. Non si fa attendere anche la replica di Fabio Cerchiai, il presidente dell’Ania secondo cui «gli aumenti delle polizze Rc auto denunciati dall’Antitrust non dipendono dalle compagnie, ma dalle inefficienze del sistema, esterne alle imprese». Assicurazioni, ma non solo. Verso le banche, l’Antitrust ha avviato una seconda indagine conoscitiva sui costi dei conti correnti. L’Autorità lo ha fatto dopo avere accettato gli impegni dell’Abi e Consorzio Bancomat che hanno reso possibili riduzioni per le commissioni interbancarie fino al 36%. I minori oneri nel quadriennio equivalgono, afferma Catricalà, a 500 milioni. Una cifra, questa dei risparmi, che alimenta subito una divergenza di vedute tra il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, e lo stesso Catricalà. Sui costi dei conti correnti, l’Antitrust si limita a «verificare il rispetto degli impegni presi», sottolinea Mussari che ricorda come «il Governatore di Bankitalia abbia detto che nel 2010 la spesa media dei conti correnti ha visto una diminuzione di 3 euro rispetto al 2009 e che i prezzi dei servizi finanziari a giugno 2011 hanno registrato un -0,8% rispetto al giugno 2010». Non solo. Secondo il numero uno dell’Abi, i 500 milioni di minori oneri sulle commissioni interbancarie «sono stati già acquisiti a vantaggio dei consumatori». Viceversa, puntualizza Catricalà, i 500 milioni sono la cifra del risparmio conseguito «per il sistema delle banche». Ora «l’indagine serve a verificare quanto di questi 500 milioni è stato trasferito ai consumatori». Catricalà quantifica, infine, in 225 milioni l’ammontare complessivo delle sanzioni elevate dall’Antitrust per la tutela della concorrenza tra il primo gennaio 2010 e il 15 giugno 2011. Vanno aggiunte poi sanzioni per altri 25 milioni derivanti da procedimenti per la tutela del consumatore. Infine Catricalà ha annunciato che oggi il dossier Unicredit-Fonsai è al vaglio del collegio Antitrust che dovrà valutare un’eventuale iniziativa formale su Unicredit sull’ipotesi di inottemperanza agli impegni presi all’epoca della fusione con Capitalia. Tra gli impegni presi da Piazza Cordusio c’è quello di non aumentare la quota in Mediobanca. Fonsai detiene una quota nel capitale di Piazzetta Cuccia.