I fondi sanitari conquistano sempre più spazio in azienda
Pagine a cura di Pietro Scardillo  

Nel grande capitolo del welfare aziendale stanno assumendo un crescente, importante ruolo i fondi integrativi sia sul versante sanitario sia su quello pensionistico/previdenziale. La contrattazione collettiva continua a promuovere la costituzione di fondi, finanziati dal datore di lavoro e dai dipendenti e gestiti pariteticamente dalle associazioni imprenditoriali e dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori dei settori di riferimento. In particolare, i fondi sanitari integrativi stanno avendo un continuo e rilevante sviluppo nella logica di un sistema sussidiario e complementare alle prestazioni del servizio sanitario nazionale. Emblematica è l’espansione del Fondo Est per l’assistenza sanitaria integrativa per gli addetti al commercio, turismo, servizi e settori affini, che può contare su oltre un milione di iscritti, che, proprio per effetto del recente rinnovo del ccnl del commercio e terziario (firmato il 26 /3/2011), non solo sancisce l’estensione dal 2014 dell’assistenza anche ai lavoratori part-time, ma rende indirettamente obbligatoria la contribuzione del datore di lavoro a favore del fondo Est. Proprio in questa settimana si svolge a Roma il Forum internazionale della salute Sanit 2011, organizzato da Fimiv (federazione mutualità integrativa volontaria), sul tema «Sanità integrativa: la costruzione del secondo pilastro sussidiario. I fondi sanitari integrativi a un anno dall’iscrizione all’Anagrafe».

Il ministero della salute ha istituito con decreto del 27/10/2009 l’Anagrafe dei fondi sanitari integrativi, finalizzata al «censimento dei soggetti operanti come organismi di sanità integrativa» (che risulterebbero pari a circa 270), consentendo il beneficio fiscale della deducibilità degli importi versati sia dai datori di lavoro sia dai lavoratori. In questo contesto si collocano i già consolidati fondi sanitari integrativi di alcune categorie particolari: il Fasi per i dirigenti delle aziende industriali, il Fasdac per i dirigenti di aziende commerciali e del terziario, Casagit per i giornalisti. Tutte queste istituzioni traggono sostegno dalle normative dei rispettivi ccnl, che consentono l’obbligatorietà delle trattenute contributive sugli stipendi dei collaboratori. Ma, mentre negli organismi di gestione sono rappresentate con pari peso politico le parti sociali in causa (Confindustria e Federmanager per Fasi; Confcommercio e Manageritalia per Fasdac), in quelli di Casagit sono solo i giornalisti, eletti nell’ambito dell’ordine, a guidare il fondo.

Poiché, naturalmente, tutti i fondi integrativi, per definizione, non rimborsano per intero le spese sanitarie sostenute dal singolo assistito, il sindacato dei dirigenti industriali ha architettato un ulteriore fondo integrativo sanitario volontario di secondo livello, Assidai, a complemento del Fasi con piani sanitari di rimborso molto mirati a interventi chirurgici e a situazioni di non autosufficienza. La ricerca di finanziamenti aggiuntivi è anche necessaria a causa dell’allungamento della vita media e dei licenziamenti dei dirigenti per ristrutturazioni aziendali, che riducono il rapporto tra popolazione al lavoro e pensionati. Tuttavia, tutti i fondi hanno attualmente alcune caratteristiche interessanti: hanno un bilancio economico attivo; cercano di allargare la base contributiva per incrementare i finanziamenti (si rivolgono, oltre ai dirigenti, a fasce diversificate di destinatari: ai quadri e ai funzionari, ai lavoratori ad alta professionalità, come i consulenti; prolungano l’età dei figli degli iscritti fino a oltre 50 anni); sviluppano un’estesa rete di convenzioni con case di cura, medici specialisti, odontoiatri ecc. per l’assistenza sanitaria diretta senza pagamenti anticipati e prenotazioni di visite piuttosto veloci; aumentano i piani sanitari di prevenzione. Tutto ciò, pur non essendo improntato a caratteristiche commerciali, essendo tutti enti tassativamente senza fini di lucro, segnala una vitalità ed efficienza manageriale che conforta i propri assistiti, che vedono migliorare l’assistenza socio-sanitaria, addirittura preventiva, mentre il servizio sanitario nazionale aumenta i suoi i limiti di intervento.