Cresce, ma ancora lentamente, il secondo pilastro previdenziale. A fine 2010, le adesioni sono 5,3 milioni, soltanto il 23% della platea dei lavoratori di riferimento con un 4,3% sul 2009. Per la maggior parte sono lavoratori del privato, settore che però soffre l’irregolarità della contribuzione con un aumento delle omissioni contributive dei datori di lavoro. È il quadro sintetico della previdenza complementare rappresentato ieri dal presidente della Covip, Antonio Finocchiaro.
Un anno di stagnazione. Il 2010 segna un anno di stagnazione che riflette l’altrettanta difficoltà della produttività e della competitività che rendono, appunto, difficoltoso lo sviluppo del pilastro delle pensioni integrative. L’anno in esame è stato dedicato in prevalenza alle attività di vigilanza, per far accrescere trasparenza e correttezza e, quindi, fiducia nella previdenza complementare. Tre le misure adottate: nuovi schemi di comunicazione periodica da parte dei fondi pensione; istruzioni per la gestione degli esposti; approfondimenti sul progetto esemplificativo (che consente di avere una stima su costi e rendimenti della pensione integrativa).
Crescita (troppo) lenta. Per quanto riguarda le adesioni, il 2010 conta complessivamente 5,3 milioni di aderenti ai 559 fondi pensioni (erano 582 nel 2009, la riduzione ha riguardato fondi aperti e preesistenti). Sebbene ci sia stata una crescita del 4,3% rispetto al 2009 (i nuovi iscritti sono circa 380 mila) resta tuttavia basso il tasso di adesione, ossia il 23% della platea di riferimento. I fondi negoziali restano quelli con il maggior numero di iscritti, circa 2 milioni; seguono i Pip con 1,1 milioni di iscritti; infine i fondi aperti con 850 mila iscritti.
Le criticità. L’anno 2010, spiega ancora il presidente della Covip, risulta interessato da una flessione dei redditi delle famiglie che ha comportato un aumento delle sospensioni dei versamenti contributivi. Infatti, da 840 mila stop richiesti nel 2009 si è passati a un milione nel 2010. L’aspetto più critico, tuttavia, appare un altro ossia la crescita delle omissioni contributive da parte dei datori di lavoro, sia riguardo il contributo dovuto dalle imprese, sia quello del lavoratore e il trattamento di fine rapporto (Tfr). Si tratta, evidentemente, della conseguenza delle difficoltà dovute alla crisi, ma l’irregolarità contributiva penalizza sia i lavoratori che i fondi pensione. Per questo la Covip ritiene necessario un intervento normativo diretto ad attribuire alle contribuzioni non versate la natura di credito privilegiato e a riconoscere al fondo pensione la facoltà di agire in giudizio per il recupero delle somme dovute.