Nel 2010 è cresciuto il numero di promotori sottoposti a procedimenti disciplinari per comportamenti scorretti. Importante vigilare sul proprio portafoglio
RISPARMIO TRADITO A Brembate di Sopra, in provincia di Brescia, lo stanno cercando ancora in tanti. Ma Luigi Fontanella, ex promotore finanziario di Banca Mediolanum, ha fatto perdere le proprie tracce da quasi un mese. E, con lui, sono spariti circa 24 milioni di euro che più di 500 risparmiatori, quasi tutti suoi concittadini, gli avevano affidato in gestione. Anche Banca Mediolanum si dichiara parte lesa nella vicenda e, dopo aver già revocato il mandato a Fontanella nel mese di marzo, sta collaborando con gli inquirenti che indagano sul promotore brembatese. Inoltre, il gruppo fondato da Ennio Doris si è detto disponibile a risarcire eventualmente i clienti truffati, nel caso dimostrino di aver investito il proprio denaro attraverso la rete della banca. Peccato, però, che quanto accaduto poche settimane fa in provincia di Brescia non sia purtroppo un caso isolato.
I NUMERI DEL FENOMENO. Nell’ultimo anno, infatti, nell’industria italiana del risparmio gestito, sono cresciuti sensibilmente i casi di promotori finanziari colpevoli di truffe o raggiri ai danni dei clienti, alcuni dei quali lavoravano anche sotto il marchio di blasonate società del settore. Tra il gennaio dell’anno scorso e il primo trimestre del 2011, la Consob ne ha pizzicati a decine, decidendo poi di radiare dall’albo un totale di 87 professionisti (più del doppio rispetto ai 43 del 2009), e di sospendere altri 61 promotori in via cautelare, per un periodo compreso tra un minimo di un mese e un massimo di quattro mesi. Anche le sanzioni per irregolarità meno gravi sono lievitate, raggiungendo nel 2010 la cifra record di 143, il livello più alto dell’ultimo decennio. Rendicontazioni false, firme contraffatte per effettuare operazioni non autorizzate e somme di denaro sottratte indebitamente alla clientela: sono questi alcuni degli episodi più frequenti di risparmio tradito made in Italy verificatisi nell’ultimo anno, ai quali si è aggiunta di recente una forma di raggiro di nuova generazione: l’uso abusivo delle password dei clienti per l’accesso ai conti bancari online.
LA DIFESA. Il mondo dei promotori finanziari, però, non ci sta a salire sul banco degli imputati: », ha dichiarato nel mese scorso Elio Conti Nibali, presidente uscente dell’Anasf, l’associazione nazionale dei promotori finanziari (vedere articolo a pag. 31). In effetti, secondo le statistiche, soltanto lo 0,1% dei consulenti d’investimento, cioè una persona su mille, si macchia di reati ai danni della clientela. Sta di fatto, però, che le vittime di frodi e raggiri vedono volatilizzarsi tutti i soldi investiti, o quasi, nel giro di pochi giorni o settimane. Spesso si tratta di piccole cifre, ad esempio qualche decina di migliaia di euro che però, per molti investitori, rappresentano i risparmi di una vita. Non mancano tuttavia i casi ben più gravi come quello arcinoto alle cronache di Gianfranco Lande, il Madoff dei Parioli che, con la sua società d’investimenti Egp, ha trascinato in un crack da 300 milioni di euro oltre 1.200 persone, tra cui parecchi personaggi dello spettacolo e della Roma «bene»
A ben guardare, tuttavia, nella capitale il crack Egp aveva già un precedente. È il caso di Bruna Giri, detta Brunella, «promotrice d’assalto» ora irreperibile che, assieme alla collega Caterina Di Leo, è indagata dal settembre scorso per aver sottratto alla clientela una cifra nell’ordine di 20 o addirittura 30 milioni di euro. Eppure, Giri sembrava possedere il pedigree della professionista con tutte le carte in regola, avendo lavorato negli anni passati per società abbastanza conosciute come Bpl Net, Az Sim e, infine, per la rete di vendita della Banca Popolare di Puglia e Basilicata, che però ha interrotto i rapporti con la promotrice nell’agosto 2010. Pare infatti che, per raccogliere i soldi, la Giri si sia mossa soprattutto in forma autonoma, attraverso una fantomatica Società di gestione e d’investimenti alternativi, che proponeva un contratto di pronti contro termine con interessi superiori al 7%, assai improbabili di questi tempi.
«Un investitore un po’ accorto avrebbe dunque potuto capire facilmente che qualcosa non andava – dice Giuseppe D’Orta, consulente finanziario indipendente e collaboratore dell’associazione dei consumatori Aduc. Secondo D’Orta, che è stato il primo a raccogliere le denunce delle vittime del crack di Gianfranco Lande, spesso i clienti assegnano al promotore finanziario il ruolo di dominus assoluto del loro portafoglio, permettendogli di effettuare, senza controlli, qualsiasi operazione importante, compreso l’accesso al conto online.