L’agricoltura italiana si trova di fronte ad uno scenario globale dominato dai cambiamenti climatici, volatilità dei prezzi, pressioni economiche e una domanda interna in contrazione.
Durante l’Assemblea annuale di Cia-Agricoltori Italiani, l’analisi Nomisma “La competitività dell’agricoltura italiana di fronte alle complessità di contesto: scenari evolutivi e prospettive future” ha fatto luce su questi problemi, offrendo spunti per il rilancio del settore.
- Crollo produttivo nell’ultimo decennio in molte filiere, con riduzioni significative nelle regioni del Centro-Sud (-10% e -7% il valore della produzione agricola a prezzi costanti) e cali importanti per diverse colture (grano duro -30%);
- Volatilità dei prezzi agricoli triplicata rispetto agli anni ’90, con impatti negativi su produttori e consumatori;
- Ridimensionamento strutturale, con un calo del 53% delle aziende agricole in vent’anni, a fronte di una tenuta della superficie coltivata (-5%) ma con una “fuga” delle aziende dalle aree montane e collinari;
- Ritmi di crescita più lenti rispetto ai competitor europei, con un incremento del valore aggiunto dell’agricoltura italiana negli ultimi cinque anni (+24%) ben al di sotto della media UE (+41%)
I margini per rilanciare il settore non mancano, secondo Nomisma, che ha sottolineato l’urgenza di accelerare l’adozione dell’innovazione per fronteggiare i cambiamenti climatici e valorizzare le produzioni; migliorare i redditi agricoli, condizione necessaria per garantire sostenibilità non solo economica ma anche ambientale e sociale; riorganizzare le filiere e rafforzare l’export, affrontando le sfide legate all’innalzamento di nuove barriere commerciali.
Lato vino, dopo un 2023 in leggero calo sul fronte dell’export (a valori) e un mercato nazionale sotto ‘effetto inflazione’, che ha portato a una riduzione delle vendite in quantità di vino in GDO di quasi il 3%, il 2024 – pur tra tensioni geopolitiche e rallentamenti economici – dovrebbe chiudersi secondo le stime di Nomisma Wine Monitor con un segno positivo nell’export superiore al 4%, arrivando così a superare, seppur di poco, la fatidica soglia degli 8 miliardi di euro.
Diverso il caso delle vendite sul mercato nazionale nel canale moderno, dove nei primi 9 mesi di quest’anno, si evidenzia ancora un calo a volume del -1,5%.