Continua la corsa dell’ICT che si conferma uno dei settori in più rapida crescita a livello globale nel periodo 2024 – 2026. Dopo l’aumento del +8,2% registrato nel 2024, la produzione globale di elettronica/ICT dovrebbe mantenersi al di sopra del +5% nel 2025 e 2026. Tra i principali driver di crescita, l’accelerazione della digitalizzazione, l’automazione industriale e l’aumento della domanda di semiconduttori avanzati (+10% nel 2025-2026) provenienti da nuovi segmenti in crescita come l’IA e i veicoli elettrici. Tuttavia, alcuni rischi a ribasso come l’inasprimento delle tensioni commerciali Usa-Cina, la possibile escalation delle attuali tensioni commerciali nello Stretto di Taiwan e il crescente “nazionalismo dei chip”, potrebbero influire negativamente sulla produttività e redditività delle imprese del settore.

È quanto riporta l’analisi di Atradius contenuta nell’Industry Trends dedicato all’andamento del settore dell’elettronica/ICT nel mondo.

Fra i principali Paesi esaminati dallo studio, gli Stati Uniti presentano per il 2024 ritmi di crescita sostenuti al +6,6% e, in previsione, al +2,9% nel 2025 e +5,2% nel 2026, spinti soprattutto dal segmento delle componenti e schede elettroniche quest’anno in espansione del +8,2% e del +4,5% nel 2025. Il mercato statunitense potrà anche beneficiare degli effetti del “Chips and Science Act 2022” volto a rilanciare gli investimenti e la produzione di semiconduttori. Tuttavia, l’aumento delle tariffe sulle importazioni cinesi, nel tentativo di frenare l’espansione tecnologica del gigante asiatico, potrebbe portare a un’interruzione delle catene di fornitura globali con conseguenti ritardi nelle consegne e a costi di produzione più elevati.

Il settore ICT si mostra particolarmente solido nella regione dell’Asia-Pacifico, trainato da una crescita robusta di beni hi-tech attesa nel 2024-2025 in Giappone (+1,5% nel 2024 e +6,4% nel 2025), Corea del Sud (+14% nel 2024 e +5,4% nel 2025) e Taiwan(+17,2% nel 2024 e +11,5% nel 2025) grazie all’aumento della domanda di semiconduttori. Taiwan continuerà a ricoprire una posizione tecnologica predominante per la produzione dei chip di fascia alta. Nonostante le previsioni a lungo termine siano ottimistiche per tutti e i tre mercati, le restrizioni statunitensi alle esportazioni di chip per la produzione di semiconduttori avanzati in Cina potrebbero colpire la produttività delle imprese tecnologiche dell’Asia orientale.

Le prospettive per il settore in Cina mostrano un andamento positivo della produzione del +11,3% nel 2024 e +5,2% nel 2025, spinta dalla crescita della domanda globale di computer, articoli per ufficio ed apparecchiature per le telecomunicazioni. Previsioni ottimistiche anche per la produzione di elettronica e schede che quest’anno raggiungerà un +27%. Il settore hi-tech è al centro della strategia industriale del Paese che negli ultimi dieci anni ha destinato all’alta tecnologia investimenti per circa 150 miliardi di dollari. Le pressioni degli Stati Uniti attraverso misure di controllo sulle esportazioni hanno spinto la Cina a intensificare gli sforzi per sviluppare i propri chip e a incoraggiare gli investimenti in tecnologia. Ciò nonostante, il possibile aumento delle tariffe del 60% sulle importazioni cinesi annunciato da Trump potrebbe portare ad una diminuzione della produzione cinese di elettronica del -6% e a un calo delle esportazioni di elettronica cinese del -13%.

Dopo la contrazione dello 0,8% registrata quest’anno, è attesa una ripresa del mercato ICT in Europa e nel Regno Unito del +3,7% nel 2025 e del +4,4% nel 2026. A trainare la crescita, l’allentamento delle condizioni finanziarie la crescita della domanda di articoli elettronici e semiconduttori per l’industria manifattura, in particolare quella automobilistica. Previsioni in rialzo anche per il settore delle telecomunicazioni, destinato a crescere del +3,7% nel prossimo anno, dopo un rallentamento del -2,5% registrato nel 2024. La normativa europea sui chip, “Chips Act”, prevede investimenti per 43 miliardi di euro per rafforzare la produzione e la ricerca nel mercato europeo dei semiconduttori, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dall’Asia e raggiungere il 20% della produzione globale di semiconduttori entro il 2030. Questo traguardo sembra però difficilmente raggiungibile, a causa dei limiti delle sovvenzioni e degli svantaggi di localizzazione rispetto all’Asia (ad esempio, i costi operativi e di manodopera).